Geografia: L'Italia

L'ITALIA

Piano Grande con l'Italia, Castelluccio di Norcia (Perugia), Umbria
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Italia. Le regioni italiane istituite da Augusto nel 7 d.C.
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Regioni Italiane



Valle d'Aosta


Monte Rosa


Valle d'Aosta: Castello di Fenis


La Valle d'Aosta: terra di castelli


Aosta, Teatro Romano (I sec. a.C.).
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Piemonte

- UNESCO: I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia

La realizzazione di opere architettoniche e di opere artistiche di arte sacra in un paesaggio naturale, per scopi didascalici e religiosi, ha qui raggiunto la sua più alta espressione e ha avuto una profonda influenza sui successivi sviluppi del fenomeno nel resto d'Europa. Rappresentano l’integrazione tra l’architettura e le arti in un paesaggio di notevole bellezza con motivazioni religiose in un periodo della storia della Chiesa Cattolica.
I  Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia sono gruppi di cappelle disposte su un’altura, ricchi al loro interno di opere di scultura e pittura, realizzati tra la fine del XV e la fine del XVII secolo e dedicati agli aspetti della fede cristiana. Oltre al loro significato religioso- simbolico, sono di grande bellezza grazie all’abile integrazione degli elementi architettonici nei paesaggi naturali circostanti di colline, foreste e laghi.
I nove Sacri Monti sono:
Sacro Monte di Varallo Sesia (1486) Vercelli
Sacro Monte di Crea (1589)  Alessandria
Sacro Monte di Orta San Giulio (1590)  Novara
Sacro Monte del Rosario di Varese (1598) Varese
Sacro Monte di Oropa (1617) Biella
Sacro Monte di Ossuccio (1635) Como
Sacro Monte di Ghiffa (1591) Verbania
Sacro Monte di Domodossola (1657 Verbania
Sacro Monte di  Valperga (1712) Torino


Sacro Monte del Rosario di Varese (1598)


Torino: veduta dall'alto. In primo piano la Mole Antonelliana. Sullo sfondo le Alpi.

Verbania
- UNESCO: Residenze Sabaude
Quando Emanuele Filiberto, duca di Savoia, trasferì la capitale a Torino nel 1562, iniziò una vasta serie di costruzioni continuata dai suoi successori per dimostrare il potere della casa regnante. Questo eccezionale complesso di edifici, progettati e arricchiti da numerosi artisti del tempo, si irradia nel territorio circostante, dal Palazzo Reale di Torino fino ad includere molte residenze di campagna e di caccia. Le Residenze della Casa Reale di Savoia a Torino e dintorni rappresentano una panoramica completa dell'architettura monumentale europea nel 17 ° e 18 ° secolo. Nello stile, le dimensioni e lo spazio illustrano in termini materiali ed in modo eccezionale l'ideologia dominante della monarchia assoluta .

Torino: Castello del Valentino
Piemonte: Colline delle Langhe.
Sullo sfondo le Alpi, tra cui sicca il Monviso



Piemonte: I Sacri Monti 
patrimonio mondiale dell'umanità.





Lago d'Orta


Lago d'Orta

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Lombardia


Milano. Il Duomo.



- UNESCO: Monte San Giorgio

Dal 2 agosto 2010 la parte italiana del Monte San Giorgio è entrata nella Lista del Patrimonio Naturale Mondiale dell’Unesco, completando il riconoscimento che era stato attribuito nel 2003 alla parte in territorio svizzero. Il Monte San Giorgio rappresenta la migliore testimonianza di una storia geologica risalente a 230-245 milioni di anni fa e, attraverso le migliaia di fossili rinvenuti dal XIX secolo fino ai giorni nostri, ha permesso di studiare l’evoluzione di alcune specie animali e vegetali. L’area montuosa a forma di piramide del Monte San Giorgio, adiacente al Lago di Lugano, è la migliore sequenza fossilifera per la vita marina del Triassico Medio (245-230 milioni di anni fa). Questa sequenza presenta un ambiente di laguna tropicale, separato dal mare aperto, vicino a terre emerse, il cui contenuto paleontologico comprende organismi anche terrestri quali rettili, insetti e piante. Attraverso le migliaia di fossili rinvenuti dal XIX secolo fino ai giorni nostri, ha permesso di studiare l’evoluzione di alcune specie animali e vegetali.


Monte San Giorgio


- UNESCO: Albula - Bernina, la ferrovia retica. Le linee ferroviarie dell'Albula (completata nel 1903) e del Bernina (completata nel 1910) costituiscono il cuore dell’unico Sito Unesco trasnazionale italiano. La ferrovia dell'Albula è una classica ferrovia di montagna per treni a vapore. Il suo tracciato e i suoi manufatti costruiti con pietra locale costituiscono l'apice del periodo classico di costruzione di linee ferroviarie. La linea del Bernina è la tratta della trasversale alpina più alta di tutta Europa ed una delle ferrovie ad aderenza naturale più ripide al mondo. Entrambe le ferrovie collegano l'Engadina al turismo internazionale e costituiscono esse stesse un'attrazione turistica. Il comprensorio originario del bene proposto per la nomina era limitato al territorio elvetico e comprendeva il territorio attraversato dalla Ferrovia Retica da Thusis fino a Campocologno. La candidatura e la seguente iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale hanno poi esteso il comprensorio fino al capolinea di Tirano. La linea del Bernina (Saint Moritz - Tirano) fa quindi parte della Lista in tutta la sua lunghezza del Sito. La Ferrovia Bernina venne inaugurata nel 1908 con il tratto Tirano-Poschiavo. Essa valica il Passo Bernina a ben 2.253 metri sul livello del mare. L'ardita ferrovia svizzera del Bernina, inaugurata a tratte tra il 1908 ed il 1910 a trazione elettrica, collega la famosa località di St.Moritz nell'Alta Engadina con la Valposchiavo arrivando fino a Tirano oltre il confine italiano.





- UNESCO: Arte rupestre in Val Camonica

Insieme eccezionale di documenti iconografici che consentono di seguire nel corso dei secoli l’evoluzione culturale della Civiltà Camuna. L’arte rupestre porta una testimonianza eccezionale di una civiltà esistente e delle tecniche di raffigurazione della vita quotidiana, dei riti e delle pratiche religiose. E’ il primo Sito italiano iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale.
Criteri iscrizione
(iii) le incisioni rupestri della Valle Camonica affondano le loro radici ad 8000 anni prima della nostra era. Non è necessario insistere sul carattere particolarmente prezioso delle manifestazioni umane che risalgono ad un periodo così antico;
(vi) le incisioni rupestri della Valle Camonica costituiscono una straordinaria documentazione figurata sui costumi e sulle ideologie preistoriche. L'interpretazione, la classificazione tipologica e gli studi cronologici su questi petroglifi hanno apportato un contributo considerevole nei settori della preistoria, della sociologia e della etnologia.
Le prime tracce dell'uomo in Valle Camonica risalgono almeno a tredicimila anni fa, quando l'area fu interessata da una prima frequentazione umana a seguito dello scioglimento dei ghiacciai.
Gli antichi Camuni (Camunni secondo la storiografia latina) insediati in questa vallata svilupparono nel corso dei secoli una particolare propensione per l'incisione tanto da stimare oggi circa 300.000 segni che rendono la Valle Camonica il Sito d'arte rupestre più importante d'Europa.
La lunga storia degli abitanti della vallata è stata interpretata in buona parte da alcuni petroglifi che ne descrivono particolari aspetti della società. Nelle raffigurazioni più antiche, databili da Emmanuel Anati alla fine del Paleolitico-inizio Mesolitico, compaiono grandi ungulati, specialmente alci e cervi, probabilmente istoriati da cacciatori nomadi che frequentavano stagionalmente il territorio.
Con l'avvento del Neolitico (V-IV millennio a.C.) in valle si insediarono stabilmente i primi abitanti. A questa fase si fanno risalire tradizionalmente alcune figure antropomorfe (i cosiddetti "oranti", esseri umani schematici con le braccia rivolte verso l'alto) e certe "raffigurazioni topografiche".
Durante l'Eneolitico (III millennio a.C.) si assistette allo sviluppo della prima metallurgia, alla scoperta dell'aratura e del trasporto su ruota. Questo periodo fu caratterizzato in Valle Camonica dalla diffusione di santuari composti da massi-menhir incisi. La successiva l'Età del Bronzo (II millennio a.C.) vide l'abbandono della decorazione dei massi isolati per il ritorno alle superfici rocciose. A questa fascia cronologica si fanno risalire le prime figure armate.
Con l'Età del Ferro (I millennio a.C.) si raggiunse l'apice dell'arte incisoria in Valle Camonica: il 75% dell'intero corpus è infatti databile a quest'epoca. Il popolo dei Camuni, posizionato nel cuore delle Alpi, sviluppò intensi contatti con le aree limitrofe della Rezia e del Veneto, così come con le popolazioni etrusche (dalle quali derivarono un proprio alfabeto) e celtiche.
La Valle Camonica venne assoggettata dall'impero romano nel 16 a.C. La forte romanizzazione del territorio e i buoni rapporti con Roma favorirono l'istituzione della Res Publica Camunnorum, che permise al territorio un'autonomia d'amministrazione. L'arte incisoria iniziò a esaurirsi proprio in età romana, seppur con una breve, quanto improvvisa, ripresa in epoca basso-medievale.
Le Incisioni rupestri
Le incisioni della Valle Camonica, le più note ed importanti testimonianze preistoriche italiane, furono segnalate per la prima volta solo nel 1909 quando Walther Laeng, un geografo bresciano, diede notizia del ritrovamento di due incisioni su due massi al Pian del Greppe presso Cemmo (Capo di Ponte).
La zona dove si concentrano le rocce incise corrisponde alla parte più bassa della media Valle, tra le cime della Concarena e il Pizzo Badile Camuno. Le figure sono state incise su di un compatto supporto roccioso costituito prevalentemente da arenaria permiana.
In Valle Camonica esistono numerosi parchi e riserve attrezzati per la visita turistica di questo straordinario patrimonio.
Darfo Boario Terme:
- Parco di interesse sovracomunale del Lago Moro - area di Luine
- Parco di interesse sovracomunale del Lago Moro - area archeologica dei Corni Freschi
Ossimo:
- Parco archeologico di Asinino-Anvòia
Ceto - Cimbergo - Paspardo:
- Riserva naturale incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo
Capo di Ponte:
- Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane
- Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo
- Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina
Sellero:
- Parco comunale archeologico e minerario di Sellero
Sonico:
- Percorso pluritematico del "Coren delle Fate"
(Testo dr. Luca Giarelli)
- UNESCO: Mantova e Sabbioneta.
Due città distinte ma, per l'Unesco, un unico Bene Patrimonio Mondiale. Come due facce della stessa medaglia, Mantova e Sabbioneta costituiscono due tappe significative della pianificazione territoriale e degli interventi urbanistici intrapresi dai Gonzaga nei loro domini: Sabbioneta, città di nuova fondazione, le cui mura difensive, la pianta a scacchiera delle vie e il ruolo degli spazi pubblici e dei monumenti la rendono uno dei migliori esempi di città ideale costruita in Europa, realizzata e progettata dalla mente di Vespasiano Gonzaga; Mantova, esempio di trasformazione di una città esistente, che ha mutato il tessuto urbano antico, di fondazione estrusco-romana e modificato durante il Medioevo, per aderire agli ideali urbanistici rinascimentali. Alla costruzione dei entrambe hanno contribuito alcuni dei maggiori artisti d'Italia: Leon Battista Alberti, Luca Fancelli, Andrea Mantegna e Giulio Romano a Mantova, mentre Vicenzo Scamozzie Bernardino Campi a Sabbioneta. Le due città sono state riferimento per gran parte delle successive esperienze di costruzione delle città fino all'epoca moderna, giocando un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura del Rinascimento dentro e fuori l'Europa. Visitando Mantova e Sabbioneta si scopre un prezioso territorio plasmato dalla ricerca della forma urbanistica perfetta, espressione della volontà del Signore rinascimentale di manifestare la propria grandezza.


Mantova


Mantova. Castello di Sam Giorgio:
 "Camera Picta" o "Camera degli Sposi" affrescata da Andrea Mantegna (1465-1474)

- UNESCO: Crespi d'Adda.

Insediamento industriale presso Capriate San Gervasio, è un esempio eccezionale di "company town" del XIX e XX secolo, attestato in Europa e negli Stati Uniti. Tali villaggi sono stati costruiti dagli industriali illuminati desiderosi di soddisfare le esigenze dei loro lavoratori. Il sito è ancora straordinariamente intatto e viene ancora in parte utilizzato per scopi industriali, anche se mutevoli condizioni economiche e sociali ora minacciano la sua sopravvivenza.
Crespi d'Adda
- UNESCO: Milano,Chiesa e convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con "L'ultima cena" di Leonardo da Vinci. 

Nel 1463 i frati dell’Ordine Domenicano incaricarono Guiniforte Solari di costruire una Chiesa con annesso convento. Il monastero fu ampliato da Donato Bramante di Urbino che studiò la disposizione delle finestre del Refettorio per ottimizzare la luce in vista della realizzazione dell’affresco del “Cenacolo”, capolavoro di Leonardo da Vinci. Si tratta di un dipinto parietale ad olio su intonaco (460x880 cm) datato 1494-1498 e conservato nell'ex Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. E’ la più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena, nome con il quale nella religione cristiana si indica la Cena di Gesù con gli Apostoli durante la Pasqua ebraica, precedente la sua morte. L’invenzione del pittore nasce dall’utilizzo della luce e dal forte indirizzo prospettico. Alle spalle dei commensali si aprono tre finestre, oltre le quali si intravede un paesaggio, da cui proviene un’atmosfera luminosa che nella controluce illumina i protagonisti anche ai lati, conferendo all’insieme una prospettiva del tutto particolare. L'opera, a causa della singolare tecnica utilizzata da Leonardo, incompatibile con l'umidità dell'ambiente, è stata oggetto di una rigorosa conservazione, venendo migliorata notevolmente nel corso di uno dei più lunghi e capillari restauri della storia, durato dal 1978 al 1999 con le tecniche più all'avanguardia del settore.

L’invenzione sublime di Leonardo da Vinci nasce dall’utilizzo della luce e dalla nuova prospettiva alle spalle dei Commensali. L’apertura di tre finestre, oltre le quali si intravede un paesaggio luminoso, in controluce, illumina gli Apostoli anche da dietro e dai lati. Questa prospettiva del tutto particolare è frutto di una rivoluzionaria commistione tra la prospettiva spaziale fiorentina e quella ottenuta mediante il chiaroscuro.



"L'Ultima Cena" di Leonardo da Vinci 
nel refettorio del Convento di S. Maria delle Grazie.







Bergamo. Il centro storico.


Bergamo: veduta panoramica
Bergamo: il centro storico.
Sirmione
Mantova


Lago di Como


Lago d'Iseo


Cremona


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Trentino - Alto Adige


Trento. Castello del Buonconsiglio.
Trentino Alto Adige. Palafitte di Fiavé (Trento). Un nuovo sito UNESCO in Italia.
- UNESCO. Il sito di Fiavè è uno dei siti palafitticoli più importanti d'Europa. Si trova lung0 le sponde del Lago Carera ed è stato abitato tra IV e II millennio a.C. Il locale museo mostra come si viveva dentro le palafitte, abitazioni sospese sull'acqua risalenti a 3.500 anni fa. L'area è anche una riserva naturale.


Altopiano del Renon (Bolzano). Piramidi di terra.


Bolzano. Lago di Carezza
Il lago è situato nelle Dolomiti occidentali, a circa 25 km da Bolzano e ad un’altitudine di 1.520 m, nel comune di Nova Levante. La sua superficie misura circa 300 m in lunghezza e 130 m in larghezza. Indicativamente il punto più profondo misura 22 m. Le fonti sotterranee dalle quali proviene l’acqua del lago, sgorgano nei pressi del Latemar.Il piccolo lago di montagna deve la sua fama all’acqua verde e limpida e allo splendido panorama con i monti Catinaccio e Latemar che si specchiano in essa. Grazie alla sua natura fiabesca, il lago è parte di numerose leggende altoatesine ed è stato d’ispirazione per molti scrittori e pittori famosi. Capita che nei mesi invernali, dei sommozzatori si immergano nel lago di Carezza per girare dei documentari. Il tutto per riprendere il favoloso e colorato mondo subacqueo, che riposa sotto uno spesso strato di ghiaccio.



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Sezione speciale: l'Uomo di Similaun


- Link sull'Uomo di Similaun:


http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2011/11/05/foto/tzi_scongelato-609725/1/


http://www.icemanphotoscan.eu/


http://www.bolzano.net/oetzi-faq.htm







Uomo di Similaun



Trentino - Alto Adige: Bolzano.

Bressanone (Bolzano): Chiostro del Duomo
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Veneto

- UNESCO: Venezia e la sua laguna
Rappresenta un capolavoro del genio creativo umano. E’ un eccezionale esempio di un tipo di costruzione e di complesso architettonico, tecnologico e paesaggistico a testimonianza di importanti tappe della storia umana. E’ un eccezionale esempio di un tradizionale insediamento umano e di occupazione del territorio e direttamente e materialmente legato ad eventi, tradizioni, lavori artistici e letterari d'eccezionale valore universale. La laguna è un tipico ambiente che può essere pensato come zona di passaggio tra il mare e la terraferma. Nel suo bacino si trovano, oltre a Venezia e Chioggia, 50 isole tra cui Torcello, Burano e Murano.
Venezia fu fondata verso la metà del V secolo su 118 isolette collegate da ponti e separate da canali, dagli abitanti della terraferma, rifugiatisi nella laguna sotto l'incalzare dei barbari invasori. Mentre l'entroterra era in mano alle popolazioni germaniche, le lagune ebbero un profondo legame col mondo bizantino assumendo la funzione di ponte fra Oriente e Occidente.
Fin dal VI secolo Venezia entrò a far parte dell’Impero di Bisanzio, nel XIII secolo conquistò Costantinopoli e nacque così la particolare forma di governo, la Serenissima Repubblica presieduta dal Doge.
Venezia nel corso dei secoli, in virtù dei contatti con civiltà e culture differenti, sviluppò una forma di legislazione e governo stupefacente anche al giorno d’oggi. Fu la Porta d’Oriente per quasi cinquecento anni e la sua potenza marittima e commerciale non ebbe eguali in Europa.
La grande stagione veneziana ebbe termine nel 1797 con la perdita della millenaria indipendenza e l’annessione all’Austria.
Gli spazi più significativi di Venezia sono: Rialto, baricentro e luogo di confluenza, San Marco dove si incontrano il potere religioso e il potere temporale, l’Arsenale, posto in modo emblematico al margine orientale della città, verso il mare.





Criteri iscrizioneId n. 394 1987 C (i) ii) (iii) (iv) (v) (vi)(i) Venezia è un’opera d’arte senza eguali. La città è costruita su 118 isolette e sembra galleggiare sulle acque della laguna dando forma ad un paesaggio indimenticabile la cui bellezza imponderabile ha ispirato Cataletto, Guardi, Turner e tanti altri pittori. Inoltre, la laguna di Venezia comprende una delle maggiori concentrazioni di capolavori al mondo: dalla cattedrale di Torcello alla Chiesa di Santa Maria della Salute, tutti i secoli di una straordinaria Età dell’Oro sono rappresentati da monumenti di eccezionale bellezza: San Marco, Palazzo Ducale, San Zanipolo e la Scuola di San Marco, i Frari e la Scuola di San Rocco, San Giorgio Maggiore e così via.


(ii) L’influenza di Venezia sullo sviluppo dell’architettura e delle arti monumentali è notevole: in primo luogo attraverso i “fondachi” o scali commerciali della Serenissima Repubblica posti lungo la costa dalmata, in Asia Minore e in Egitto, nelle isole del Mar Ionio, nel Peloponneso, a Creta e a Cipro, dove è tuttora chiaramente visibile che gli edifici e monumenti furono costruiti seguendo i modelli veneziani. Ma quando la Repubblica cominciò a perdere la sua preminenza sui mari, Venezia esercitò la sua influenza in un modo molto diverso, grazie ai suoi grandi pittori. Bellini e Giorgione, e in seguito Tiziano, Tintoretto, Veronese e Tiepolo cambiarono completamente la percezione dello spazio, della luce e del colore imprimendo così un segno decisivo sullo sviluppo della pittura e delle arti decorative dell’intera Europa;

(iii) con l’eccezionalità di un Sito archeologico ancora animato di vita, Venezia stessa è la testimonianza del suo passato. La città già signora dei mari è un ponte tra l’Oriente e l’Occidente, fra l’Islam e la Cristianità; essa continua a vivere attraverso le migliaia di monumenti e di vestigia di un’epoca passata;

(iv) Venezia possiede una serie incomparabile di complessi architettonici che illustrano l’apice della grandezza e splendore della Repubblica. Da aree monumentale come Piazza San Marco e la Piazzetta, fino alle residenze più modeste nelle calli e nei campi dei suoi sei quartieri (Sestieri), gli ospedali duecenteschi delle Scuole e delle istituzioni di beneficenza o di mutuo soccorso, Venezia presenta una tipologia completa di architettura medievale, il cui valore esemplare va di pari passo con il carattere eccezionale di un ambiente urbano che ha dovuto adattarsi alle esigenze specifiche del luogo;

(v) nel Mediterraneo, la laguna di Venezia rappresenta un esempio eccezionale di habitat semi-lacustre, reso fragile in conseguenza di cambiamenti irreversibili. In questo ecosistema coerente in cui le barene – dossi di terreno argilloso che sono periodicamente sommersi dalle acque per poi riaffiorare – hanno la stessa importanza delle isole, le case fondate sui pali, i villaggi di pescatori e le risaie richiedono di essere protetti allo stesso modo dei palazzi e delle chiese;

(vi) Venezia simboleggia la lotta vittoriosa dell’uomo contro gli elementi e la supremazia da esso imposta su una natura ostile. La città è anche direttamente e concretamente associata alla storia dell’umanità. La Regina dei Mari, eroicamente abbarbicata alle sue piccole isole, non limitò il suo orizzonte né alla laguna, né al mar Adriatico o al Mediterraneo: fu infatti da Venezia che Marco Polo (1254-1324) partì per esplorare la Cina, l’Annam, il Tonchino, Sumatra, l’India e la Persia. La sua tomba in San Lorenzo ricorda il ruolo avuto dai mercanti veneziani nella scoperta del mondo, certo dopo gli arabi, ma ben prima dei portoghesi.

Venezia. Piazza San Marco:
in primo piano il "Leone di San Marco!, sullo sfondo il Palazzo Ducale.




Augusta e Remo visitano la Biennale di Venezia.



- UNESCO. La città di Verona fu fondata nel I secolo a.C. Fu fiorente sotto il dominio della famiglia degli Scaligeri nei secoli XIII-XIV, continuando a prosperare sotto la Repubblica di Venezia fino al XVIII secolo. Verona ha conservato un notevole numero di monumenti antichi, medievali e rinascimentali, infine rappresenta uno straordinario esempio di roccaforte militare. Verona è uno splendido esempio di città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di altissima qualità da ciascun periodo storico.Rappresenta in modo eccezionale il concetto della città fortificata.
Il cuore di Verona è l'insieme costituito dalla Piazza delle Erbe (con il suo pittoresco mercato ortofrutticolo) e la Piazza dei Signori, con il Palazzo del Comune, il Palazzo del Governo, la Loggia del Consiglio, le Arche Scaligere e la Domus Nova. 
Nel nord Italia, Verona è una delle città più ricche di monumenti romani, tra cui ricordiamo la Porta Borsari, la Porta Leoni, l'Arco dei Gavi, smantellato nel periodo napoleonico e ricostruito accanto al Castelvecchio nel 1930, il Ponte Pietra, il Teatro Romano, e l'Anfiteatro detto "Arena", il secondo più grande dopo il Colosseo a Rom.
Tra i monumenti medievali si segnala la cattedrale, costruita nel VI secolo, ma ricostruita nel XII. Risalgono al periodo Scaligero (secoli XIII-XIV) la chiesa di Sant'Anastasia,le Arche Scaligere,  Castelvecchio, che era la residenza fortificata della famiglia. La Casa di Giulietta è un piccolo palazzo medievale, il cui balcone, aggiunto nel 1930, è ispirato al dramma di Shakespeare. La Casa di Romeo è un complesso medievale, notevolmente trasformata in epoche successive, relativamente poco rimane della costruzione originale .
Ci sono anche numerosi edifici che risalgono al Rinascimento, come numerose chiese ed il Palazzo Vescovile.  

Verona

Verona. La Casa di Giulietta.

Verona. L'Arena.
Lago di Garda. Malcesine.
Belluno. Lago di Misurina.
- UNESCO: L'Orto botanico di Padova

Il primo orto botanico del mondo è stato creato a Padova nel 1545. Esso ha mantenuto nei secoli la sua struttura originaria: una trama circolare centrale, che simboleggia il mondo, circondato da un anello di acqua. Successivamente, sono stati aggiunti nuovi elementi, alcuni architettonici (ingressi ornamentali e balaustre) e pratici (impianti idrici e serre). Prosegue, come in passato, la ricerca scientifica botanica.
Padova. Orto Botanico.
Padova. La Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto.

Padova. La Basilica di Sant'Antonio.




- UNESCO: La città di Vicenza e le Ville del Palladio
Fondata nel II secolo a.C., Vicenza prosperò sotto il dominio veneziano dal primo Quattrocento alla fine del Settecento. Andrea Palladio (1508-1580), sulla base di uno studio dettagliato dell'architettura romana classica, conferì alla città un aspetto unico. Le ville da lui progettate, sia nella città che nel territorio circostante, hanno avuto un'influenza decisiva sul successivo corso dell'architettura, ispirando uno stile architettonico originale, detto "palladiana", molto diffuso in Inghilterra, in altri paesi europei e nel Nord America.

La Rotonda, celebre villa palladiana
Forse mai l'arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza"
(J. W. Goethe, scrivendo della visita a La Rotonda)
Burano (presso Venezia)





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Friuli Venezia Giulia

Trieste. Piazza "Unità d'Italia" vista dal mare.

- UNESCO: Gastaldaga e Complesso Episcopale, incluso il cosiddetto Tempietto Longobardo. 
Il Tempietto, oggi oratorio di Santa Maria in Valle, è la più importante e meglio conservata testimonianza architettonica dell'epoca longobarda


Cividale del Friuli. Tempietto Longobardo

- UNESCO: Dolomiti


Le Dolomiti (dette anche “Monti Pallidi” per la diafano consistenza che assumono al chiarore lunare) sono un insieme unitario, seppure articolato e complesso sia dal punto di vista geografico/paesaggistico che da quello geologico/geomorfologico, di gruppi montuosi delle Alpi Orientali compresi nelle province di Belluno, Bolzano/Bozen, Pordenone, Trento e Udine. 


Le Dolomiti si distinguono per essere l'archetipo e l'icona del "paesaggio dolomitico" - vi sono infatti "Dolomiti" in Francia (Dolomites Francaises), in Austria (Lienzer Dolomiten, Salzburger Dolomiten), in Svizzera (Unterengadiner Dolomiten), in Italia (Dolomiti Lucane, Dolomiti Siciliane), in Norvegia (Porsangerdolomitt), in Slovenia (Polhograjski Dolomiti) - e per l'eccezionale evidenza dei fenomeni geologici che le hanno determinate, rappresentando uno dei migliori esempi di conservazione dei sistemi di piattaforme carbonatiche del periodo Mesozoico (sono infatti numerosi i siti fossiliferi di importanza globale). 
Lo scenario dolomitico è il risultato della particolare storia geologica di questa regione montuosa. Nelle Dolomiti si trovano associati, infatti, due tipi di rocce, quella dolomitica e quella vulcanica, che normalmente non lo sono perché derivano da processi e da ambienti totalmente diversi.
La roccia dolomitica è molto più resistente agli agenti della degradazione meteorica (sole, pioggia, gelo, scorrimento delle acque) rispetto alle rocce vulcaniche, le quali si alterano e infrolliscono facilmente. Risulta che i pallidi e torreggianti picchi dolomitici si trovano vicino o emergono dalle verdi valli e dai dolci pendii, dove invece stanno le scure rocce di origine vulcanica. 
Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia (carbonato doppio di calcio e magnesio).
La dolomia e quasi tutte le rocce che affiorano nella zona dolomitica si sono formate in fondo al mare durante quello che viene chiamato "processo litogenetico" (o della formazione delle rocce). Ben diverso è il "processo orogenetico", in cui si ha la formazione delle montagne e che, nel caso delle Dolomiti, è separato da quello litogenetico da ben 100-150 milioni di anni.
L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tutt’ora in corso e si prevede che nel futuro ingloberanno nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana; al termine di questa spinta prevarranno gli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano.





I sistemi montuosi interessati sono:

Pelmo e Croda da Lago
Marmolada
Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
Dolomiti Settentrionali
Puez – Odle
Sciliar, Catinaccio e Latemar
Bletterbach

Dolomiti di Brenta
Dolomiti
Dolomiti



- UNESCO: l'area archeologica e la basilica di Aquileia. 
Aquileia, una delle più grandi e ricche città dell'Impero romano, fu distrutta da Attila nella metà del V secolo. La maggior parte del sito non è stato ancora scavato e la città si mostra ben conservata. La basilica patriarcale, eccezionale edificio con una straordinaria pavimentazione a mosaico, ha giocato un ruolo chiave nell'evangelizzazione di gran parte dell'Europa centrale . Aquileia è l'esempio più completo di una città romana che si affaccia precocemente nel mondo mediterraneo. 
Fu fondata dai Romani come colonia latina nel 181 aC nell'angolo nord - orientale della pianura padana come avamposto contro i Galli e gli Istriani. E 'diventata rapidamente un importante centro commerciale, che collegava l'Europa centrale con il Mediterraneo. Nel 90 a.C. divenne municipium e i suoi cittadini ricevettero il diritto di cittadinanza romana. La ricchezza ha portato la città a dotarsi di molti edifici pubblici e residenze private riccamente decorati. Nel corso del 4 ° secolo residenze imperiali furono costruite ad Aquileia. Svolse il ruolo di Zecca imperiale tra il 284 dC e il 425 dC. 
Di particolare importanza è stata la costruzione di una basilica cristiana a seguito dell'Editto di Milano del 313. Infine nel 452 fu saccheggiata dagli Unni guidati da Attila. Il suo ruolo mercantile fu assunto in seguito da Venezia. Tuttavia, Aquileia mantenne il suo ruolo spirituale, divenendo sede di un patriarcato che sopravvisse fino al 1751, e ha giocato un ruolo chiave nell'evangelizzazione di questa regione .
L'impianto originario della basilica risale al vescovo Theodorus (313-320 d.C.). Nel 345 l'edificio fu ampliato ma venne poi distrutta dagli Unni. Nel IX secolo il vescovo Massenzio, con il sostegno finanziario di Carlo Magno intraprese una vasta opera di ricostruzione completata nel 1031. La basilica è in stile romanico, con alcune caratteristiche gotiche derivanti dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1348. 
La caratteristica più evidente degli interni è il grande mosaico del IV secolo, scoperto nel 1909. I soggetti raffigurati sono scene dai Vangeli, simboli cristiani, ritratti dei committenti, iscrizioni dedicatorie. All'estremità orientale è una scena di mare con dodici pescatori , che rappresentano gli Apostoli, insieme con la storia del profeta Giona. La cripta degli affreschi , risalenti ai secoli VI-VII, fu costruita per ospitare le reliquie di martiri.
Una porta all'estremità orientale della basilica dà accesso agli scavi archeologici, dove sono conservati i mosaici della villa suburbana del I secolo, mosaici enigmatici, ricchi di riferimenti a culti esoterici. La torre campanaria, una struttura massiccia,  è sopravvissuta indenne da quando è stato costruita nel 1031. 

Un tuffo nel passato: 
video ricostruttivo della basilica di Aquileia

Per vedere altri video ricostruttivi di Aquileia, la famosa città distrutta da Attila nel 452 d.C., cliccare sul seguente linkhttp://fondazioneaquileia.it/

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Liguria


La Liguria dall'alto



UNESCO: Parco del Beigua

Parco del Beigua

UNESCO: Palazzi dei Rolli a Genova. Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli centro storico di Genova si datano tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, quando la Repubblica di Genova era al culmine della sua potenza finanziaria e marittima. Il sito rappresenta il primo esempio in Europa di un progetto di sviluppo urbano deciso da un'autorità pubblica in un quadro unitario e associato ad un particolare sistema di 'alloggio pubblico' in residenze private, come decretato dal Senato nel 1576. Il sito comprende un insieme di palazzi rinascimentali e barocchi lungo le cosiddette "nuove strade". I Palazzi dei Rolli offrono una straordinaria varietà di soluzioni differenti, raggiungono un valore universale adattandosi alle particolari caratteristiche del luogo e alle esigenze di una specifica organizzazione sociale ed economica. Inoltre offrono un esempio originale di una rete pubblica di residenze private designati per ospitare visite di stato.
Genova: veduta panoramica
Genova: Palazzi dei Rolli
Camogli (Genova)
Liguria. Sestri Ponente.
Liguria. Portofino.


UNESCO: Portovenere, le Cinque Terre e le Isole Palmaria, Tino e Tinetto. La costa ligure compresa tra le Cinque Terre e Portovenere è un paesaggio culturale di grande valore paesaggistico e culturale. L'ambiente, la disposizione delle piccole città e la trasformazione del paesaggio circostante messa in atto per superare gli svantaggi del terreno eccessivamente ripido e scosceso, racchiudono la storia continua degli insediamenti umani in questa regione. La Riviera Ligure di Levante appare un sito culturale di eccezionale valore, che mostra l' armoniosa interazione tra uomo e natura per produrre un paesaggio di eccezionale qualità scenica, evidenziando un modo di vivere tradizionale esistito per migliaia di anni continuando a svolgere un ruolo socio - economico importante.
L'area si estende per circa 15 km lungo l'estremità orientale della costa ligure, fra Levanto e La Spezia. E ' una costa molto frastagliata, scoscesa, che l'opera dell'uomo nel corso dei millenni ha trasformato in un paesaggio intensamente terrazzato, in modo da strappare dalla natura i pochi ettari di terreno adatti per la coltivazione della vite e degli ulivi. Le comunità locali si sono adattate alla natura apparentemente aspra e inospitale dei luoghi con la costruzione di insediamenti compatti fondati direttamente sulla roccia, con strade tortuose dall'aspetto caratteristico, generalmente raggruppate attorno a chiesette e castelli medievali.
I cinque borghi delle Cinque Terre risalgono al tardo Medioevo. Le coltivazioni a terrazze di coltivazione che caratterizzano gran parte del paesaggio delle Cinque Terre sono state realizzate dal 12 ° secolo, quando terminarono le incursioni saracene dal mare. Partendo da nord, il primo borgo è il centro fortificato di Monterosso al Mare. Corniglia è l' unico dei villaggi costruiti non sulla costa, ma su un alto promontorio. Più a sud, Manarola è un piccolo borgo fondato nel 12 °. La frazione più a sud è Riomaggiore, un'altra cittadina medievale .
Portovenere è un importante centro culturale, ricco di monumenti medievali romanici e gotici. Al largo della costa di Portovenere sono le tre isole di Palmaria, Tino e Tinetto , degne di nota non solo per la loro bellezza naturale, ma anche per i numerosi resti dei primi monasteri.
La flora e la fauna della zona sono di alto interesse. La gariga e la vegetazione naturale della macchia mediterranea sopravvive intatta nelle parti più alte del ripido crinale e si mescolano tra loro nelle zone di coltivazione terrazze abbandonate, costituendo una flora di eccezionale qualità.


Liguria: Tipico paesaggio delle Cinque Terre.




Genova: 


scoperto un disegno di Leonardo da Vinci.
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Emilia Romagna


Il terremoto in Emilia-Romagna e l’estrazione di idrocarburi

Secondo il rapporto della commissione Ichese, reso pubblico il 15 aprile, non si può escludere che il sisma del 20 maggio 2012 in Emilia-Romagna sia stato scatenato dall’estrazione di petrolio dal pozzo di Cavone, a circa 20 chilometri dall’epicentro del terremoto.
Fonte: "L'Internazionale" aprile 2014.
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A Bologna il più antico manoscritto della Torah:

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UNESCO
In Emilia Romagna quattro località rappresentano siti dichiarati Patrimonio Mondiale dell'Umanità: Ferrara, Ravenna, Modena e il Delta del Po. Non mancano altri tipi di riconoscimento da parte dell'Unesco in regione: messaggero di pace, memoria del mondo, città creative.

Ravenna: sede del potere imperiale romano dall'epoca di Onorio e poi capitale dell'Esarcato bizantino in Italia, la città conobbe dal V all'VIII secolo un periodo di splendore e ricchezza durato per quattrocento anni. La caratterizzano otto monumenti cristiani di età tardo antica, espressione degli influssi artistici dell'Oriente, con splendide decorazioni musive in oro degli interni. Il patrimonio rappresenta la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea.


Ravenna. Basilica di Sant'Apollinare in Classe. Mosaici bizantini dell'abside.


Ravenna. Basilica di San Vitale. Mosaici bizantini.

Ravenna

Ravenna: Mausoleo di Galla Placidia


Ravenna. Mausoleo di Galla Placidia. V sec. d.C.

Ravenna: Mausoleo di Teodorico

Ferrara: sorta intorno ad un guado sul fiume Po, con la Signoria degli Estensi nel XV secolo divenne un centro culturale rinascimentale di grande rilievo assurgendo ben presto a simbolo della città ideale, grazie ad artisti come Biagio Rossetti, Piero della Francesca e Andrea Mantegna. Progettata in modo unico, la città rinascimentale ha mantenuto la struttura urbana virtualmente intatta, configurandosi come uno dei progetti urbanistici più importanti d'Europa. Il riconoscimento UNESCO è stato esteso al territorio del Delta del Po e alle Delizie, le antiche residenze estensi, uno dei punti alti della cultura rinascimentale nel paesaggio naturale.


Ferrara. Il Castello degli Estensi




Ferrara

Ferrara: Le Delizie Estensi

Modena: fu una fiorente città romana sulla quale, al decadere dell'Impero, ebbero forti influenze la Chiesa e la nobile famiglia dei Canossa. Tra il X e il XII secolo venne messa in opera una serie di monumenti sulla Piazza Grande, giunta sino ai giorni nostri praticamente intatti: la Cattedrale, progettata da Lanfranco e decorata da Wiligelmo, espressione esemplare del romanico in Italia, e la Torre Civica, che con la stessa Piazza Grande rappresenta un tipico esempio di complesso architettonico medievale a destinazione civile e religiosa. 




Modena

Il Delta del Po
Delta del Po

Rimini


Bologna
Castelvetro di Modena
Appennino Tosco-Emiliano. Monte Orsaro. m. 1831.

Rimini



Comune dell’Emilia-Romagna (138.465 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. È situata sulla costa adriatica, alla foce del fiume Marecchia.
La pianta dell’abitato romano ha lasciato chiare tracce nell'area tra il Marecchia, il torrente Ausa e il tracciato della ferrovia. Sotto la signoria della famiglia Malatesta la città si espanse, formando il borgo di San Giuliano. Entro quei limiti R. rimase fino all'Ottocento, quando sorsero lungo il mare i primi stabilimenti balneari. Dopo il 1920 la costruzione dei grandi alberghi e di un numero elevatissimo di pensioni portò il quartiere balneare molto al di là del torrente Ausa. Dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, il quartiere fu ricostruito e cominciò a espandersi oltre il corso del Marecchia, deviato negli anni 1930 allo scopo di evitare le ricorrenti esondazioni. Il successivo grande sviluppo del turismo, che richiama a R. centinaia di migliaia di visitatori all’anno, ha portato alla formazione di una vera e propria conurbazione balneare, una città lineare che si estende lungo la costa per una sessantina di chilometri, uscendo anche dai limiti provinciali: infatti continua ininterrotta dalle spiagge ravennati di Milano Marittima a quella marchigiana di Gabicce.
Il turismo estivo ha trasformato la vita economica della città e dell’immediato entroterra, inducendo lo sviluppo di attività industriali (edilizia, arredamento, abbigliamento, nautica da diporto) e di forme di agricoltura specializzata (vite, ortaggi, alberi da frutta). R. costituisce uno dei quattro poli del sistema fieristico emiliano-romagnolo (con Bologna, Parma e Piacenza), nel cui contesto organizza numerose rassegne dedicate a una riqualificazione delle strutture per la tutela ambientale, il turismo e le attività del tempo libero, e finalizzate alla diffusione di tecnologie innova­tive per l’industria alberghiera e per l’allestimento di parchi tematici.
L’antica Ariminum, fu occupata nel 268 a.C. dai Romani. Rimini era un'importante rotta di comunicazione tra il Nord e il Centro Italia. Vi transitavano, anzi vi partivano, ben tre delle più importanti vie Romane:
  • la Via Flaminia (220 a.C.), che partiva da  Roma, la capitale dell'Impero, e arrivava direttamente ad Ariminum
  • la Via Aemilia (187 a.C.), che partiva da Ariminum e arrivava a Placentia (l'odierna Piacenza)
  • la Via popilia-Annia (132 a.C.), altro proseguimento della via Flaminia, verso Nord-Est: partiva da Ariminum passando per Rabenna (Ravenna), Atria (Adria), Patavium (Padova), Altinum, Aquileia, Tergeste (Trieste).
Entrata a far parte del regno gotico, fu conquistata nel 538 dai Bizantini. Nelle mani dei Longobardi alla metà dell’8° sec., poi in quelle dei Franchi, per la donazione di Pipino passò alla Chiesa. Governata da duchi, poi da conti, dall’11° sec. cominciò a essere retta da magistrature locali. Alla fine del 13° sec. la lotta tra fazioni portò al costituirsi della signoria dei Malatesta, con cui la storia di R. si confuse fino al 1500, quando la città fu presa da Cesare Borgia. Dopo breve dominio veneziano (1503-09), R. passò sotto il governo diretto della Chiesa. Occupata dagli Austriaci (1814) e poi per breve tempo da Gioacchino Murat (1815), ritornò nel 1816 sotto il governo dello Stato Pontificio. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia.Durante la Seconda Guerra Mondiale la città fu teatro di duri scontri e aspri bombardamenti, ma anche di una fiera resistenza partigiana, che le valse l'onore di una medaglia d'oro al valore civile.
Dell’età romana restano notevoli monumenti, tra cui l’arco di Augusto, il più antico fra gli archi commemorativi romani giunti a noi, eretto (27 a.C.) nel punto in cui finiva la Via Flaminia e incominciava l’Emilia, con la muratura ai due lati dell’arco. Gli altri tratti scoperti delle mura (eccetto la porta meridionale, di età sillana) appartengono alla ricostruzione di Aureliano. Rimangono ancora mosaici, resti dell’anfiteatro, attribuito al periodo di Adriano, e il ponte di Tiberio (in realtà iniziato da Augusto nel 14 e concluso da Tiberio nel 21 d.C.) sul fiume Marecchia. Il teatro occupava la metà di un’insula a ponente del Foro.
Notevoli gli edifici sulla piazza Cavour, centro della città: palazzo dell’Arengo (1204), palazzo del Podestà (1330 ca., rimaneggiato), palazzo Garampi (1562, ricostruito nel 1687), il Teatro Comunale (inaugurato nel 1857 ma semidistrutto nel 1944), la fontana (1543) ricomposta da elementi più antichi, la statua bronzea di Paolo V (1611), pescheria (1747). Del castello malatestiano, eretto nel 1446, resta solo la rocca.
Il monumento principale di R., e uno dei massimi del Rinascimento, è il Tempio Malatestiano (già chiesa di San Francesco, oggi di S. Colomba), struttura duecentesca rinnovata (1450) da Leon Battista Alberti per Sigismondo Pandolfo come sacrario di famiglia. La decorazione plastica dell’interno è in gran parte di Agostino di Duccio; vi si trovano un Crocifisso di Giotto e un affresco di Piero della Francesca. Tra le altre chiese, San Giovanni Evangelista (detta S. Agostino; iniziata 1247; all’interno, un crocifisso e affreschi di scuola riminese del 14° sec., affreschi di V. Bigari e stucchi di Ferdinando Bibiena), e S. Giuliano (documentata dall’816; ricostruita nel 16 sec.). Sono da ricordare il tempietto ottagono di S. Antonio (1518, rifatto 17° sec.) e la chiesa dei Servi (14° sec., rifatta nel 18°). Il Museo Comunale comprende una sezione archeologica e una ricca pinacoteca. La Biblioteca Civica, legata al Comune nel 1619, conserva preziosi incunaboli e codici.
Fonte: Enciclopedia Treccani
Rimini. Arco di Augusto (27 a.C.).
Rimini. Il "Tempio Malatestiano", ovvero Chiesa di San Francesco, 
secondo il progetto di leon battista Alberti.


Rimini. In primo piano il ponte di Tiberio, 
uno dei più antichi ponti romani: costruito tra il 14 ed il 21 d.C.
San Leo (Rimini). Il Castello.
San Leo (Rimini). Il centro storico.


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Toscana


Centro Storico di Firenze : Costruita sul sito di un insediamento etrusco, Firenze, simbolo del Rinascimento, è assurta a potenza economica e culturale sotto i Medici nei secoli XV e XVI. Sei secoli di straordinaria creatività artistica si evidenziano soprattutto nella sua cattedrale del XIII secolo, Santa Maria del Fiore, nella Chiesa di Santa Croce, Musei degli Uffizi e in Palazzo Pitti, opere di artisti come Giotto, Brunelleschi, Botticelli e Michelangelo.


Firenze. Panorama. Si distinguono chiaramente il Duomo e Palazzo della Signoria.

Firenze
Podere Montagione (Lucca)
Toscana. Paesaggio
Toscana. San Gimignano.
Arezzo

Firenze. Museo Archeologico Nazionale: La Chimera di Arezzo.
capolavoro della scultura etrusca (400 a.C. circa)
Lucca. Torre Guinigi.




Isola d'Elba. Paesaggio.

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San Marino


Il Territorio
Nel cuore dell'Italia, al confine tra l'Emilia Romagna e le Marche, la Repubblica di San Marino si estende per appena 61,196 chilometri quadrati. E' il terzo Paese più piccolo d'Europa, dietro soltanto a Monaco e alla Città del Vaticano. 
Il monte Titano che con le sue tre "penne" rappresenta il simbolo del Paese, segna gli inizi dell'Appennino tosco-romagnolo e, con i suoi 749 metri sul livello del mare, è il punto più alto del Paese. Di fatto, il monte ha una configurazione insolita per il territorio circostante che è a prevalenza collinare. E' infatti una roccia calcareo-arenacea, residuo della frantumazione, risalente a venti milioni di anni fa, di una grande placca sottomarina. Altri frammenti hanno dato vita invece ai monti oggi battezzati Della Verna, Simoncello, Fumaiolo, San Leo. 
Dal Titano nascono alcuni torrenti le cui acque confluiscono nei principali fiumi che attraversano il territorio sammarinese. Tra questi il Marano e il Marecchia che, dopo poco più di venti chilometri, sfociano nel mare Adriatico: il primo a Riccione, il secondo a Rimini. Viceversa, il punto più basso del Paese è a Falciano, località di Serravalle, a 55 metri sul livello del mare.
La Popolazione
I sammarinesi che vivono nei territori della Repubblica sono circa 30 mila. La densità media della popolazione è di 494 abitanti per km² (nel 2007). Con il rientro dei cittadini emigrati all'estero, nel 2007 il tasso di crescita della popolazione è salito dell'1,22%. Tra i residenti, non manca comunque una fetta di italiani che rappresenta il 10% della popolazione locale. 
Numerosi sono poi i sammarinesi residenti all'estero che, di generazione in generazione, hanno mantenuto la cittadinanza biancoazzurra (e così il diritto di voto). Sono infatti più di dodici mila.
Al fenomeno dell'emigrazione e alle sue comunità estere, San Marino ha dedicato un vero e proprio museo: il Museo dell'Emigrante della Repubblica di San Marino.
La capitale
Città di San Marino, è la capitale, che conta 4.493 residenti (stime 2003). È la terza città del Paese, dopo Borgo Maggiore e Dogana, frazione di Serravalle. 
Il suo borgo è arroccato in cima al Monte Titano e supera tutti gli altri in altezza sulla superficie del mare (più di 700 metri). E' il nucleo residenziale più antico, non a caso raccoglie le sedi istituzionali del Consiglio Grande e Generale e del Governo (Palazzo Pubblico), e delle segreterie di Stato. 
Il borgo, accessibile da quattro "porte", racchiude i monumenti e i luoghi di interesse più importanti del Titano: le tre "penne", ovvero le torri medievali, simbolo di San Marino, la Basilica del Santo che conserva le reliquie di colui che ha fondato il Paese, il Monastero di Santa Chiara, la Porta e la Chiesa di San Francesco, la contrada Ombrelli e la piazzetta del Titano. Infine spicca Piazza della Libertà, dove si trova Palazzo Pubblico e una terrazza panoramica d'eccezione. 
La Storia: Leggenda di San Marino
Nel 257 d.C. l'imperatore Diocleziano emanò un editto per la ricostruzione delle mura di Rimini, distrutte da Demonstene, re dei Liburni. Tra i tagliatori di pietra chiamati da tutta Europa, due, giunti dall'isola di Arbe, in Dalmazia, sono destinati a rimanere nella memoria di molti: Marino e Leo. Inviati sul Monte Titano per estrarre e lavorare la roccia, vi rimangono ben tre anni. In seguito Leo si fermò sul Monte Feliciano (detto anche Monte Feretrio o Feltro), scavandosi una celletta nella roccia, e costruendo con i compagni un piccolo oratorio in onore di Dio. L'insediamento così fondato prenderà, con il passare del tempo, il nome di San Leo. 
Marino scelse invece di ritornare a Rimini, dove rimase 12 anni e 3 mesi, professando la parola del Signore. In seguito si ritirò sul Monte Titano, dove fondò una piccola comunità di cristiani. Di questo periodo trascorso sul Monte Titano da Marino si raccontano grandi prodigi e miracoli. Il momento più importante però fu l'incontro con Verissimo figlio della nobile donna e vedova Felicissima, la proprietaria del Monte. Verissimo contestò la residenza di Marino nelle sue terre, e quest'ultimo, presagendo le minacciose intenzioni del ragazzo, pregò la Provvidenza di aiutarlo. E proprio in quell'istante Verissimo cadde a terra paralizzato a braccia e gambe. La madre disperata si precipitò dal Santo per chiedergli perdono. Il Santo rispose che desiderava la loro conversione e battesimo oltre ad un terreno dove trovare il giusto riposo. Felicissima acconsentì e come ringraziamento offrì in dono il Monte Titano a Marino e alla sua discendenza: Verissimo guarì e tutta la famiglia si convertì al cristianesimo. 
Marino, ordinato diacono dal vescovo di Rimini, continuò la sua vita di preghiera e ritiro e, il 3 settembre di un anno sconosciuto (forse il 366), morì. Tale giorno viene solennemente ricordato nella Repubblica. 
La vita del santo è ricordata da un anonimo scrittore del XII secolo. Quanto ci sia di vero è difficile a dirsi, per certo si sa che Demonstene, re dei Liburni, non è mai esistito e che Diocleziano non regnava nel 257. Studi approfonditi fanno risalire la vita di San Marino in un periodo compreso tra il 500 ed il 700. Si ritiene che la vita del santo sia stata, almeno in parte, contraffatta per tutelare il patrimonio territoriale del monastero di San Marino dai tentativi di rivendicazione del vescovo di Rimini all'epoca del Placito Feretrano (pergamena dell'885 d.C., in cui si cita per la prima volta il nome San Marino con uno specifico riferimento territoriale). 
Filatelia e Numismatica
Per i collezionisti di tutto il mondo, la Repubblica di San Marino rappresenta una vera "chicca". I francobolli e le monete di San Marino sono ricercatissimi e di fatto, costituiscono per lo Stato una fonte di entrate utili, ma non solo. Sono soprattutto i simboli con cui da secoli San Marino rivendica la propria sovranità e indipendenza a tutto il mondo. Il primo francobollo, o meglio, la prima serie di "rettangoli dentellati" del Titano è datata 1° agosto 1877. La storia numismatica di San Marino inizia nel 1862, anno in cui si sigla con il Regno d'Italia la convenzione monetaria che gli consente di esercitare il diritto di avere proprie monete. Al 23 ottobre dell'anno successivo risale la prima moneta biancoazzurra: un pezzo di rame di 5 centesimi, emesso in soli 280 esemplari. La convenzione prevedeva che il conio sammarinese potesse avere corso anche in Italia, a condizione di avere stesso "titolo e peso" di quelle d'oltre confine. Ad oggi, tali condizioni sono rimaste intatte: in questo modo la moneta sammarinese è sopravvissuta persino all'avvento dell'Euro, malgrado il Titano non figuri tra gli stati membri dell'Unione Europea.
La Cultura
Quattro teatri, una biblioteca di Stato, un sistema scolastico di alto livello, un istituto musicale prestigioso, una televisione di Stato (Rtv), e infine, un Centro Universitario che sta decollando. San Marino ha da sempre scommesso molto sulla cultura, fondamentale per preparare gli uomini che avrebbero avuto le redini dello Stato. Per formare politici e governanti nacque infatti il Liceo Classico, la prima scuola superiore creata per i sammarinesi. Oggi lo storico Liceo ha anche classi specializzate nella preparazione scientifica e linguistica. 
Ma il settore scolastico su cui San Marino oggi sta scommettendo è quello universitario. L'Università di Stato è nata nel 1985. Il suo Corso più prestigioso è quello di Laurea triennale in Disegno industriale, organizzato dall'Università degli Studi della Repubblica di San Marino, in partnership con l'Università Iuav di Venezia. Il corso, a numero chiuso, offre una preparazione di base a chi lavorerà nel campo della progettazione e design dei prodotti industriali. 
L'Economia
Industria e banche rappresentano ad oggi il traino dell'economia del Titano. Il settore creditizio comprende banche e assicurazioni. Poco rilevante, invece, l'agricoltura nella produzione di ricchezza del piccolo Stato.
Il PIL pro capite si attesta nel periodo 1999-2004 sul valore di 35.771 euro, nettamente superiore rispetto alla pur benestante e vicina provincia di Rimini, che registra un Pil pro capite pari a 23.080 euro. Il dato sammarinese è comunque sovrastimato a causa del fenomeno del frontalierato: oltre sei mila lavoratori italiani e residenti in Italia (il 31% dei lavoratori dipendenti a San Marino) concorrono infatti alla creazione di ricchezza. "Depurato" da questo fenomeno distorsivo, il Pil sammarinese risulterebbe pari a 27.460 euro. Stima pur sempre più elevata di quello dei "vicini di casa". 
Sei mila imprese distribuite su 60 chilometri quadrati dimostrano che la "densità produttiva" di San Marino è tra le più alte al mondo. Sarà anche per questo motivo che il tasso di disoccupazione dei sammarinesi sembra quasi una specie in via di estinzione: appena il 2%. In più, sul Titano lavorano oltre sei mila "frontalieri", gli italiani cioè che non risiedono a San Marino. 


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Marche


UNESCO: Centro storico di Urbino

La piccola città collinare di Urbino, nelle Marche, ha sperimentato una grande fioritura culturale nel XV secolo, attirando artisti e intellettuali da tutta Italia e non solo, influenzando gli sviluppi culturali in Europa. Durante la sua breve fioritura artistica, Urbino ha attratto alcuni dei più importanti umanisti del Rinascimento, creando un complesso urbanistico di eccezionale omogeneità, che ha esercitato la sua influenza nel resto d'Europa.

A metà del XV secolo Federico II da Montefeltro, alla cui famiglia il ducato di Urbino era già passato alla fine del XII secolo, ha intrapreso un'intensa attività di ricostruzione della città, pur senza disturbare la struttura urbanistica complessiva. Le mura furono ricostruite secondo i disegni di Leonardo da Vinci. Il nuovo Palazzo Ducale, opera di Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini, ha incorporato armonicamente strutture medievali preesistenti. Alla morte del duca Guidobaldo nel 1508, Urbino passò alla famiglia Della Rovere; successivamente, nel 1631-1860, è stata incorporata nello Stato Pontificio. Durante questo periodo conobbe un declino economico generale. Tuttavia, l'elevazione di Gianfrancesco Albani, nato a Urbino , al papato nel 1700, con il nome di Clemente XI,è stata l'occasione per numerosi restauri.




Pesaro ed Urbino



Urbino
Urbino

Ascoli Piceno
Frasassi. Le grotte.
Fabriano



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Umbria


Perugia: i principali edifici medievali sorgono nel centro della città, la piazza IV Novembre: Palazzo dei Priori (Giacomo di Servadio e Giovannello di Benvenuto, 1293; ampliato nel 1443), con grandiose bifore esterne (all’interno, sala del Collegio della Mercanzia, con rivestimento ligneo del 15° sec. e sala dei Notari con decorazione pittorica del 1297), sede della Galleria nazionale dell’Umbria, e la cattedrale (14°-15° sec.); nel centro è la Fontana di Piazza (1278 ca.), di Nicola e Giovanni Pisano, termine dell’acquedotto medievale. (Enciclopedia Treccani)
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Perugia. 

National Geographic News scopre il minimetrò del capoluogo umbro e lo indica agli americani come esempio di trasporto urbano sostenibile.

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Assisi
Assisi è un comune italiano di circa 28.000 abitanti della provincia di Perugia, in Umbria. La città sorge sul versante nord-occidentale del Monte Subasio e si affaccia sulla Valle Umbra, a 26 km da Perugia. Antico santuario e città medievale costruita su una collina, è la città natale di san Francesco e strettamente associata con il lavoro dell'Ordine francescano. I capolavori di arte medievale, come la Basilica di San Francesco e gli affreschi di Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti e Giotto, hanno fatto di Assisi un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo artistico e architettonico dell'Italia e dell'Europa.
Perché la Basilica di San Francesco è stata dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità?
-       Assisi rappresenta un insieme di capolavori del genio creativo umano come la Basilica di San Francesco, riferimento fondamentale per la storia dell'arte in Europa e nel mondo.
-       la diffusione del messaggio artistico e spirituale dell'Ordine Francescano ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo dell'arte e dell'architettura nel mondo.
-       Assisi è un esempio unico di continuità di una città santuario nel suo ambiente naturale dalle sue origini umbro-romane e medievali fino ai giorni nostri, rappresentato dal paesaggio culturale, dagli insiemi religiosi, dai sistemi di comunicazione e da un tradizionale uso del territorio.
-       la Basilica di San Francesco è un eccezionale esempio di un tipo di complesso architettonico che ha influenzato in maniera significativa lo sviluppo dell'arte e dell'architettura stessa.
-       Assisi, luogo di nascita dell'Ordine Francescano, è stata strettamente associata fin dal medioevo al culto e alla diffusione dello stesso movimento francescano nel mondo, trasmettendo un messaggio universale di pace e di tolleranza.

ASSISI – cenni storici

Le origini della città di Assisi sono incerte. Gli Umbri furono la prima popolazione ad abitarvi, ma nell'89 a.C. Assisi divenne Municipio Romano. Tra le vestigia del Municipium sono ancora ben conservati la facciata del Tempio di Minerva, l'Anfiteatro, le Mura Romane, resti del Foro, una casa patrizia affrescata, ritenuta la dimora del poeta Properzio. Durante il Medio Evo dapprima fece parte del longobardo Ducato di Spoleto; in seguito, grazie alla nuova condizione di Comune libero e indipendente, Assisi conobbe un periodo di prosperità. Nel 1182 nacque San Francesco, il cittadino assisiate più conosciuto nel mondo, proclamato santo nel 1228, cioè due anni dopo la morte. Da questo momento il movimento francescano avrà ben presto diffusione universale. Il nome di Assisi è legato ad un'altra grande figura religiosa: S. Chiara, fondatrice delle "Clarisse". Nel 1926, in occasione del settimo centenario della morte di San Francesco, il Sindaco riuscì a portare ad Assisi oltre due milioni di pellegrini da tutto il mondo. Durante la seconda guerra mondiale, sotto l'occupazione tedesca, Assisi fu invasa dai profughi, tra i quali oltre 300 ebrei. Il vescovo mons. Nicolini – coadiuvato dal segretario, don Brunacci, e dal guardiano del Convento di San Damiano, padre Niccacci – trasformò la città in un centro di resistenza all'Olocausto. Travestiti da frati e suore, nascosti nei sotterranei e nelle cantine, provvisti di documenti falsi, gli ebrei rifugiatisi ad Assisi furono protetti da una vasta rete di solidarietà. Grazie alla complicità del colonnello tedesco Valentin Müller, che dichiarerà Assisi una zona franca ospedaliera, nessun ebreo fu deportato dalla città. Nel 1985 il film The Assisi Underground di Alexander Ramati ricostruisce le vicende e i protagonisti di quegli anni.
La Marcia per la pace Perugia - Assisi è una manifestazione del movimento pacifista italiano realizzata per la prima volta da Aldo Capitini nel 1961. Si svolge solitamente tra fine settembre e inizio ottobre, quasi ogni due anni, e si snoda per un percorso di circa 24 chilometri, da Perugia ad Assisi.
 Il 27 ottobre 1987, su invito del papa Giovanni Paolo II, i principali rappresentanti delle religioni del mondo si riunirono ad Assisi per un incontro di preghiera in nome di san Francesco, profeta della pace come lo definì lo stesso pontefice. Nel 2004 la Medaglia d'oro al Valor Civile è conferita alla città di Assisi per l'impegno civile dimostrato dall'intera popolazione.

ASSISI - La Basilica di San Francesco

La Basilica si compone di due chiese sovrapposte, l'Inferiore (1228-1230) e la Superiore (1230-1253), oltre ad una cripta, scavata nel 1818, con la tomba del Santo, dove riposano le spoglie in un semplice sarcofago poggiato sulla viva roccia. Si accede alla prima dalla piazza inferiore, delimitata da un portico del '400. Il bel portale gemino è sormontato da tre rosoni. I più grandi maestri del '200 e '300 quali Cimabue, Giotto, i Lorenzetti e Simone Martini hanno affrescato le pareti e i soffitti della Basilica. Nella Chiesa Superiore le decorazioni di Giotto illustrano la vita del Santo. Dopo il sisma del 1997, che causò quattro morti all’interno della Basilica superiore, un lungo e costoso restauro ha portato alla ricostruzione di alcuni affreschi ricomposti da molte migliaia di frammenti.


Assisi
Assisi. Basilica di San Francesco.
Umbria. Cascata delle Marmore.


Cascata delle Marmore



Spoleto
Spoleto è un comune della prov. di Perugia (di circa 40.000 abitanti), situato a 396 m s.l.m. sulle pendici del Monte Luco, un colle alla sinistra del torrente Tessino. È un vivace centro commerciale, industriale e turistico.

Cenni storici
Città degli Umbri, conquistata dai Romani durante la terza guerra sannitica, S. divenne colonia latina nel 241 a.C. (Spoletium). Con l’invasione longobarda fu capitale di un ducato dal 570 al 1230 circa, quando entrò a far parte dello Stato della Chiesa. Nel 1860 fu occupata dalle truppe piemontesi ed annessa al regno d’Italia. Dopo l'unità, il nuovo stato italiano privilegiò Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che inglobava anche il territorio spoletino e si estendeva fino alla Sabina, relegando quindi Spoleto ad un ruolo di secondo piano. Infine, con la successiva promozione di Terni a capoluogo di provincia, nel 1927, Spoleto ha finito per perdere definitvamente il suo antico ruolo di centro politico-amministrativo dell'Umbria meridionale.


Monumenti
·         Il Duomo, dedicato Santa Maria Assunta, sorto nel 1067, con notevoli  affreschi del Pinturicchio e di Filippo Lippi.
·         La chiesa di San Salvatore (IV-V secolo,conrifacimenti longobardi dell'VIII secolo), fra le più antiche basiliche di origine paleocristiana in Italia.
·         La chiesa di Sant'Eufemia (XII secolo), costruita nell'area di una insula, di cui restano mosaici e mura (e che costituisce un raro caso italiano di chiesa romanica con i matronei).
·         La chiesa di Sant'Ansano, del primo medioevo, costruita sul sito del tempio romano dedicato a Giove, riconoscibile ancora nella cripta.
·         La chiesa dei SS. Giovanni e Paolo: con un affresco raffigurante l'uccisione di Thomas Becket, avvenuta nel 1170, ad opera di Alberto Sotio, solo di pochi anni successivo all'episodio raffigurato (la chiesa fu consacrata nel 1174).
·         La Rocca Albornoziana sorge alla sommità del colle Sant'Elia da dove domina la valle umbra. Possiede due cortili interni e sei torri, tra cui quella comunemente chiamata "della spiritata", e la "camera pinta", affrescata nel XV sec..
·         Il Ponte Sanguinario, di epoca romana, attualmente al di sotto del piano stradale, riscoperto solo nel XIX secolo. Si trova esattamente in corrispondenza di piazza della Vittoria ed è visitabile scendendo una rampa di scale. Lungo 24 m ed alto 9, risulta essere in ottimo stato di conservazione.  Esso permetteva alla via Flaminia di oltrepassare il torrente Tessino, che oggi scorre qualche decina di metri più a nord-est; quando questo gradualmente cambiò corso, il ponte col tempo venne interrato. Il nome è probabile che derivi dall'antica e vicina porta Sandalapius, ma la tradizione popolare lo associa alla vicinanza dell'anfiteatro romano, dove si ritenevano avvenuti molti martirî.
·         L'arco di Druso, romano, costruito lungo il tracciato urbano della via Flaminia, che introduceva al foro (sito attuale di piazza del Mercato), eretto nel 23 d.C. in onore di Druso minore.
·         Il Ponte delle Torri, lungo 230 m, monumento simbolo della città: è un acquedotto romano-longobardo secondo alcuni, tardo-medievale secondo altri, unico nella sua altezza di 82 m. Il monumento è interessato da un delicato intervento di monitoraggio dello stato tensionale delle murature. Esso viene considerato un'anomalia per l'epoca della sua costruzione: di fatto, raramente nella stessa epoca vennero costruite opere di uso civile di tale imponenza.
·         L'elegante Casa romana del I secolo d.C., appartenuta a Flavia Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, decorata con pavimenti e mosaici ancora intatti.
·         La Torre dell'olio, del XIII secolo, e la porta Fuga: la prima così chiamata perché da essa, in difesa della città, si soleva gettare olio bollente sui nemici che assediavano la sottostante porta Fuga, appartenente alla prima cinta muraria).
·         Palazzo comunale, del Duecento.
·         Villa Redenta, realizzata su i resti di un insediamento di epoca romana, venne realizzata nel XVI secolo e fu soggiorno dei pontefici Pio VI ePio VII. Nel 1823, fu acquistata da Francesco Marignoli per conto del Papa spoletino Leone XII.
·         Il Teatro romano, utilizzato in epoca medievale come cava di pietre a servizio in particolare dell'edificazione della Rocca, del vicino palazzo Ancaiani e della torre campanaria del Duomo, data l'origine romana del materiale di recupero, molti simboli pagani sono tuttora visibili.


·       Cinte murarie urbiche. Spoleto presenta due cinte murarie urbiche: la prima sorta in epoca pre-romana, le cosiddette "mura ciclopiche", era costituita da enormi blocchi di pietra squadrati e racchiudeva la città fondata dagli antichi Umbri; la seconda è di epoca medievale. Durante il ventennio fascista alcuni tratti delle mura medievali furono demoliti per consentire la costruzione di altre opere. 

Spoleto. Rocca Albornoziana.

Gubbio
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Lazio


Posizione

Il lazio è una regione dell’Italia centrale e si affaccia ad ovest sul Mar Tirreno, che è una parte del Mar Mediterraneo. Il suo nome deriva dal latino “latus” che seignifica “ampio”, nel senso di “ampio territorio”. Confina a nord con la Toscana, a nord-est con l’Umbria, ad est con l’Abruzzo, a sud-est con Molise e Campania.

Territorio

La regione è in prevalenza collinare. I rilievi si concentrano all’interno, mentre pianure e colline si dispongono lungo la costa. Allungato secondo la direzione prevalente dell’Appennino Centrale (NO-SE), il Lazio include un tratto dell’Appennino Abruzzese, e precisamente i Monti della Laga, i Monti Reatini ed il Monte Terminillo (2216 m). All’interno si trovano anche i Monti Sabini, i Simbruini, gli Ernici ed i Monti della Meta, localizzabili lungo i confini sud-orientali.  Alcuni rilievi, di puù modesta altitudine (1000-1500 m), si innalzano isolati dagli Appennini, lungo la costa meridionale, e sono caratterizzati da fenomeni carsici (fiumi sotterranei, grotte, ecc): Monti Lepini, Ausoni, Aurunci e Promontorio del Circeo. Alcuni rilievi sono di antica origine vulcanica ed ospitano attualmente dei laghi dalla caratteristica forma circolare: Monti Volsini (Lago di Bolsena), Monti Cimini (Lago di Vico), Monti Sabatini (Lago di Bracciano), Monti Albani, il cui cono centrale è il Monte Cavo, sede di un antichissimo santuario di Giove (Lago di Albano o di Castelgandolfo e lago di Nemi, famoso per le navi di Caligola). I Monti della Tolfa, invece, si distinguono per antichi giacimenti di allume ormai esauriti. Questi gruppi montuosi digradano dolcemente verso la valle del Tevere ad est e verso la pianura maremmana ad ovest, estesa fino ai Monti della Tolfa. La fascia costiera continua con la Pianura Pontina. Le coste sono in prevalenza basse e sabbiose. Sono comprese nella provincia di Latina le Isole Ponziane (o Pontine): Ponza, Palmarola, Zannone, Gavi, Ventotene, Santo Stefano.
Il clima, di tipo mediterraneo, presenta nette differenze tra la fascia costiera, con temperature miti, e le montagne interne che presentano precipitazioni nevose in inverno.
I fiumi più importanti sono il Tevere, con il suo affluente, l’Aniene, ed il Garigliano, che segna il confine con la Campania. Le sorgenti del Peschiera (Rieti), un affluente del Velino, per la loro abbondanza d’acqua sono state convogliate nel principale acquedotto moderno di Roma. La vegetazione mediterranea, quasi ovunque degradata, si conserva in poche aree costiere, come nel Parco Nazionale del Circeo. Boschi di querce e faggi si trovano sui rilievi. Una zona umida protetta è quella di Nazzano, il cui lago artificiale è di rilevanza internazionale in quanto ospita gli uccelli migratori.

Popolazione

Oltre a Roma, le altre province sono: Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone. L’aumento della popolazione è dovuto quasi esclusivamente al comune di Roma, che ospita oltre la metà della popolazione regionale. Nonostante quello di Roma sia di gran lunga il più esteso comune d’Italia, la realtà urbana romana deborda ampiamente dai limiti municipali. La densità della popolazione è maggiore nella provincia di Roma (oltre 700 a./Kmq) e minore in quella di Rieti (56 ab./kmq). La Pianura Pontina dagli anni 1930 ha registrato un forte incremento demografico, dapprima per le operazioni di bonifica e colonizzazione agraria (con grande affluenza di lavoratori dalla Romagna e dal Veneto) e poi, dal dopoguerra, con un processo di industrializzazione. Si sono invece progressivamente spopolate le aree montuose.

Condizioni economiche

Nel complesso il Lazio appare caratterizzato dal settore terziario, tra cui si distingue la pubblica amministrazione, particolarmente a Roma. Le industrie si concentrano a sud e nel Reatino, mentre il Viterbese l’area pontina sono territori essenzialmente agricoli. Nel settore primario appare ormai consolidato il dualismo fra aree a coltivazione intensiva, con aziende grandi e tecnologicamente avanzate (Agro Romano e Pontino, Viterbese) e aree più arretrate. Nel complesso è cresciuta la produzione cerealicola regionale, in massima parte grano. Le colture legnose includono vite e olivo. L’allevamento, per secoli base dell’economia della regione, non ha più grande rilievo; modesta incidenza ha anche la pesca. Le risorse minerarie del Lazio sono praticamente esaurite e limitate a pietre da costruzione (tufo, peperino e travertino nei dintorni di Roma e nel Viterbese; marmi pregiati a nel Reatino), bentonite (Ponza). Numerose invece le acque minerali, con impianti bene attrezzati e di notevole richiamo turistico (Fiuggi). Rilevante la produzione di energia elettrica.
Il settore secondario è abbastanza variegato: telecomunicazioni, lavorazioni del legno e del mobilio, tessile, ecc. Tradizionali la produzione della carta, concentrata specialmente nel L. meridionale, e l’industria della stampa, che ha in Roma un antico centro.
Il Lazio rappresenta una delle principali regioni d’immigrazione. Tra gli immigrati i più numerosi sono i Rumeni: circa 200.000.
L’attività commerciale si impernia su Roma, principale mercato di importazione, ma anche di ridistribuzione nei confronti della regione. Il traffico marittimo si svolge a Civitavecchia (merci, passeggeri per la Sardegna). Roma è il centro di irradiazione di 6 linee ferroviarie principali e di 4 autostrade. Le antiche vie consolari, opportunamente trasformate e collegate dal Grande raccordo anulare, ma non sempre adeguate al traffico automobilistico, rappresentano ancora le principali vie di collegamento con le altre regioni; abbastanza fitta la viabilità minore. Il traffico aereo si svolge nell’aeroporto internazionale di Fiumicino, cui si affianca l’aeroporto di Ciampino.
Il turismo è una componente essenziale dell’economia del Lazio: sono più di 30 milioni le presenze turistiche regionali annue e Roma, in particolare, è la prima città d’arte italiana per numero di presenze.

Il Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel Lazio comprende:

-          - Roma: il centro storico, comprese le pertinenze della Santa Sede.
-          - Tivoli: Villa Adriana
-          - Tivoli: Villa d’Este
-          - Tarquinia e Cerveteri: le necropoli etrusche

Roma. Capolavoro del genio creativo umano, mostra un importante scambio di valori umani, negli sviluppi dell'architettura e delle tecnologie, dell'arte monumentale, urbanistica o paesaggistica, direttamente o materialmente legato ad eventi o tradizioni con idee, con credi, con lavori artistici o letterari d'eccezionale valore universale. Fondata da Romolo attorno al 753 a.C., sorse inizialmente sul Palatino per spostarsi poi verso il Campidoglio, attorno al quale vennero costruiti i Fori. La cultura etrusca, predominante nella penisola in quel periodo storico, si evidenzia nella struttura urbanistica delle origini, ma l'avvento della Repubblica prima e dell’Impero poi, portarono ben presto Roma a divenire Caput Mundi. L’immagine grandiosa di Roma è data dai Fori Imperiali, il Colosseo, il Circo Massimo, la Domus Aurea, il Mausoleo di Augusto e di Adriano, il Pantheon e le Colonne di Traiano e di Marco Aurelio, tutti simboli della grande Roma Imperiale.
Grandiose opere d’arte furono realizzate nella città anche nel periodo del Basso Impero e del Medioevo. Durante il governo dei Pontefici fiorisce la grande stagione del Rinascimento che ospitò grandi artisti che seppero produrre splendide opere d’arte. In questo periodo venne avviata una politica di grandi opere urbanistiche, con la costruzione di strade, fontane e basiliche il cui assetto culmina sotto il pontificato di Sisto V e con il completamento della Piazza San Pietro negli anni del pontificato di Alessandro VII. Nel 1871 Roma diviene Capitale d’Italia. Roma è oggi una grande metropoli e un centro culturale contemporaneo di grande rilievo, dove è preservato il patrimonio storico e artistico di più di duemila anni di storia. Nella città storica è ubicata l’area del Vaticano, residenza del Sommo Pontefice.
 Criteri
(I)       Il Sito Unesco comprende una serie di strutture di incomparabile valore artistico, prodotte in quasi tremila anni di storia: dai monumenti dell'antichità (come il Colosseo, il Pantheon e il complesso del Foro Romano e dei Fori Imperiali) alle fortificazioni costruite nei secoli (come le mura della città e Castel Sant'Angelo), ai progetti urbani delle età rinascimentale e barocca fino ai tempi moderni (come l'area sistina con il sistema del Tridente, da Piazza del Popolo a Piazza di Spagna e Piazza Navona) agli edifici civili e religiosi con la ricchezza delle loro decorazioni pittoriche e scultoree (come il Campidoglio, Palazzo Farnese, Palazzo del Quirinale, l'Ara Pacis, le Basiliche maggiori come San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura), realizzate da alcuni fra i più grandi artisti di tutti i tempi;
(II)    le opere presenti a Roma hanno avuto un'influenza decisiva attraverso i secoli sullo sviluppo dell'urbanistica, dell'architettura, della tecnologia e delle arti ovunque nel mondo. Le realizzazioni di età romana nel campo dell'architettura, pittura e scultura sono state modello universale non solo nell'antichità ma per i successivi periodi del Rinascimento, del Barocco e del Neoclassico. Gli edifici classici, le chiese, i palazzi e le piazze di Roma rappresentano un punto di riferimento indiscusso, così come le opere pittoriche e scultoree che li arrichiscono. In particolare è nata a Roma l'arte barocca, che si è diffusa attraverso l'Europa ed in larga parte degli altri continenti;
(III) il valore dei siti archeologici di Roma, centro della civiltà che trae il suo nome dalla città stessa, è universalmente riconosciuto. Roma conserva una quantità straordinaria di resti monumentali dell'antichità classica, che sono sempre rimasti visibili e sono in eccellente stato di conservazione, costituendo una testimonianza unica delle varie fasi di sviluppo e delle diverse tipologie architettoniche, urbane e delle arti, che coprono oltre un millennio di storia;
(IV)   l'intero Centro Storico, così come i singoli edifici, testimonia il succedersi ininterrotto di tremila anni di storia dell'umanità. Il sito si caratterizza per la stratificazione di linguaggi architettonici, la ricchezza di tipologie edilizie e l'originalità dell'articolazione degli spazi urbani, che si integrano con la complessa morfologia dei luoghi. Tra le realizzazioni più significative si possono citare quelle civili (Fori, Terme, cinte murarie e palazzi); quelle religiose dalle basiliche paleocristiane alle chiese barocche; le opere idrauliche (i sistemi fognari, gli acquedotti antichi ed il sistema delle fontane rinascimentali e barocche, fino alle più recenti sistemazioni degli argini del Tevere). Questa complessa e chiara diversità di stili si fonde in un insieme fortemente caratterizzato e capace di evolversi nel tempo;
(V)      per oltre duemila anni Roma è stata doppia capitale, secolare e religiosa. Come luogo del potere dell'impero, che si estendeva attraverso tutti i territori del mondo fino ad allora conosciuto, Roma ha rappresentato un centro di civiltà di notevole diffusione le cui maggiori espressioni sono in campo giuridico, linguistico e letterario, tuttora fondamento della cultura occidentale. Roma è anche direttamente legata alla storia della fede Cristiana fin dalle sue origini. Roma è il luogo simbolo e meta privilegiata di pellegrinaggio fin dai primi secoli e ininterrottamente ancora oggi per la presenza delle tombe degli Apostoli, di santi e Martiri e sede dei Pontefici Romani.
Villa Adriana. La città di Tivoli si trova alle pendici occidentali dei monti Tiburtini, ad est di Roma, lungo il fiume Aniene presso la grande cascata. La ricchezza delle acque favorì nelle diverse epoche l'impianto di grandi complessi architettonici. Il processo urbanistico in epoca medievale, rinascimentale ha di poco modificato l'impianto romano originario. La Villa è stata costruita per volontà dall’imperatore Adriano (117-138 d.C.), sorge su un pianoro tra i due affluenti del fiume Aniene nella piana sottostante Tivoli. E’ un capolavoro che riunisce le più alte forme di espressione dell'essenza culturale dell'antico Mondo Mediterraneo. Lo studio dei monumenti di Villa Adriana ha giocato un ruolo cruciale nella riscoperta degli elementi dell'architettura classica per gli umanisti cinquecenteschi. Essa ha inoltre profondamente influenzato numerosi architetti e disegnatori del XIX e XX secolo.

Criteri iscrizione
(I) rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo;
(II)
 mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi nell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio;
(III)
 essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.
E’ la regina delle Ville imperiali dell'antica Roma e spicca per l'imponente grandiosità dell’architettura, costituita da un insieme di costruzioni monumentali, vie, specchi d'acqua, terme, biblioteche, teatri, templi che avevano colpito l'imperatore nei suoi numerosi viaggi nelle province dell'impero. Si tratta di una vera e propria città estesa su di un'area di circa 120 ettari, nella quale il grandioso complesso si presenta diviso in quattro nuclei diversamente caratterizzati: gli edifici di rappresentanza e termali, il Palazzo imperiale, la residenza estiva e la zona monumentale.
Dopo la morte di Adriano, la villa continuò a far parte dei beni della Casa Imperiale. Nei secoli successivi, e in special modo durante il Medioevo, subì un lento declino e fu spogliata dei suoi marmi, utilizzati in molti edifici e chiese medievali. Fu riscoperta nel Rinascimento e fu fonte di ispirazione per architetti e artisti di ogni provenienza che ne ammirarono le forme pure e raffinate per poi riproporle nelle proprie opere. All'inizio del `700 gran parte della villa fu acquisita dalla casata Conte che iniziò una campagna di scavi e la adornò con cipressi e viti. Dopo l'Unità d'Italia (1870) la villa passò al Demanio dello Stato.
Villa d’Este. La città di Tivoli, alle pendici occidentali dei monti Tiburtini, ad est di Roma, lungo il fiume Aniene, ha goduto fin dai tempi antichi condizioni favorevoli sia dal punto di vista climatico che strategico. I vari processi urbanistici hanno di poco modificato l'impianto romano originario. Una nuova epoca ebbe inizio quando il cardinale di Ferrara, Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso I d’Este, fu nominato Governatore della città nel 1550. Nello stesso anno incaricò Pirro Logorio di progettare e realizzare una maestosa residenza. La Villa e i giardini sorsero ai limiti della città e si resero necessari lavori che comportarono una modifica della struttura urbana medievale. Venne variato in modo radicale l'andamento naturale dei luoghi con le modifiche altimetriche del terreno con il vuoto urbano resosi necessario per il giardino. La scelta architettonica è ispirata all'esaltazione scenografica dei giochi d'acqua delle numerose fontane che prendono il nome da famose statue in esse collocate e da originali congegni creati esclusivamente per il cardinale Ippolito d'Este, desideroso di generare stupore e meraviglia negli ospiti.
(I)                 Villa d'Este è uno tra gli esempi eccellenti della cultura del Rinascimento al suo apogeo;
(II)                i giardini della Villa d'Este, nella loro specifica tipologia tra i primi al mondo, hanno profondamente influenzato lo sviluppo e la progettazione dei giardini in tutta Europa;
(III)             i principi del design e dell'estetica del Rinascimento sono illustrati in modo eccezionale dai giardini di Villa d'Este;
(IV)            i giardini di Villa d'Este sono tra i primi e i più raffinati giardini delle meraviglie e simboleggiano la fioritura della cultura del Rinascimento;
(V)              essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato universale eccezionale. (Il Comitato reputa che questo criterio dovrebbe essere utilizzato in associazione con altri criteri).


Tivoli. Villa d'Este


Tivoli. Villa d'Este.

Cerveteri e Tarquinia. Le necropoli etrusche.
Cerveteri

Cerveteri è il principale centro archeologico dell’Etruria. 
Le sue origini, risalgono all’XI secolo. Il centro etrusco ebbe un lungo periodo di sviluppo che ebbe il proprio apice intorno al VI secolo a.C. grazie ai contatti con la cultura greca e agli scambi commerciali con i Fenici e i Cartaginesi. A partire dal V secolo iniziò la decadenza, il nascente conflitto con i Greci  e l’interrompersi dei commerci con la penisola italica. Nel corso del III e II secolo avviene un progressivo insediamento dei Romani, nel Medioevo si delinea un crescente spopolamento del territorio.

Tarquinia

Le tracce di insediamenti umani risalgono già all’epoca preistorica ma è fra il X e l’XI secolo che si crearono forme di aggregazione vere e proprie. L'antica città di Tarquinia sorse su una collina calcarea e basò, inizialmente, la propria economia sull’agricoltura. Verso l’VIII divenne un centro di ricchezza che continuò sino al V secolo quando iniziò una profonda crisi, dovuta soprattutto all’avanzare del potere romano. 
A Tarquinia, che sorge a più di 130 metri sul livello del mare, sono riscontrabili i segni delle varie epoche storiche, dalle più antiche sino al medioevo. La Necropoli Monumentale di Cerveteri si adagia su un altopiano tufaceo che si estende per circa dieci chilometri. La  sua particolarità consiste nel fatto che il progetto della necropoli ebbe lo scopo di ricreare la struttura “urbanistica” della città dei vivi. Le tombe monumentali si snodano lungo un’arteria principale, la via degli Inferi, e seguono un tracciato a scacchiera, con vie minori che si intersecano fra di loro tracciando uno schema urbano completo. I sepolcri sono allineati lungo i lati delle strade e in gran parte si presentano come la struttura architettonica della casa, un incredibile susseguirsi di ambienti domestici, incroci, decorazioni e portali. Quattrocento sepolture coprono un periodo storico che va dall’VIII al II secolo a.C.
Le tombe più significative:
la Tomba dei Rilievi (IV secolo a.C.) con stucchi che rappresentano animali e oggetti di uso quotidiano.
La Tomba dei Capitelli (VI secolo a.C.) interamente scavata nel tufo con un accesso e due piccole camere più una sala centrale e sul fondo altre tre camere.
La Tomba degli Scudi e delle Sedie con sei posti letto con guanciali intagliati nel tufo dedicati agli uomini, mentre le donne venivano deposte in casse a sarcofago.
La Tomba delle Cinque Sedie riprende la tipologia interna dell’arredamento con sedia e sgabello sormontati da statue.
La Tomba dell’Alcova è costituita da un’unica camera quadrangolare e risale al IV secolo a.C.

Necropoli Etrusca di Tarquinia

Questa necropoli di Tarquinia raggruppa circa duecento sepolcri la cui particolarità è data dalla vastità delle decorazioni pittoriche che costituiscono un  fattore di eccezionale importanza in quanto permettono di capire l’evoluzione della civiltà etrusca. Le pitture fotografano la vita reale del popolo e accompagnano il defunto nel suo percorso ultraterreno.
Sono oggi visitabili le Tombe del Cacciatore, dei Giocolieri, della Pulcella, Cardarelli, della Fustigazione, Fiore di Loto, delle Leonesse, dei Gorgoneion, dei Caronti, dei Leopardi, delle Baccanti, della Caccia e Pesca. Colori silenziosi, gesti solenni e piccole quotidianità, saluti e commiati che richiamano ai valori e alle abitudini di una civiltà grandiosa e che con discrezione e bellezza aiutano a districare le trame di mistero che ancora avvolgono la loro storia. 
Gli Etruschi rappresentano ancora oggi una delle pagine più affascinanti, misteriose e complesse del percorso evolutivo del bacino del Mediterraneo. Popolo fiero e combattente giunse ad altissimi livelli nelle arti e nella struttura sociale. Ebbero una egemonia secolare soprattutto nella bassa Toscana e nel Lazio prima dell'avvento di Roma. Il grande senso di devozione e rispetto per i defunti è testimoniato negli straordinari siti funerari come le Necropoli di Cerveteri e Tarquinia che, con la loro struttura urbanistica e gli affreschi delle camere sepolcrali rappresentano una testimonianza unica ed eccezionale dell'antica civiltà etrusca.


Criteri iscrizione
(I)       le Necropoli di Cerveteri e Tarquinia rappresentano un capolavoro del genio creativo dell'uomo: i dipinti murali presenti su vasta scala a Tarquinia, sono eccezionali sia per qualità formali che per il contenuto delle raffigurazioni che rivelano aspetti della vita quotidiana, della morte e delle credenze religiose degli antichi Etruschi. Il contesto funerario di Cerveteri riflette gli stessi schemi urbanistici e architettonici della città antica;
(II)     le due Necropoli costituiscono una testimonianza unica ed eccezionale dell'antica civiltà etrusca, l'unico tipo di civiltà urbana dell'Italia pre-romana. Inoltre, la rappresentazione della vita quotidiana nelle tombe affrescate, molte delle quali riproducono nello schema architettonico la tipologia delle case etrusche, è una testimonianza unica di questa cultura scomparsa;
(III) molte delle tombe di tarquinia e di Cerveteri rappresentano tipologie di costruzione che non esistono più in nessuna altra forma. Le Necropoli, repliche degli schemi urbanistici della città etrusca, sono tra le più antiche nella Regione.


Tarquinia. Affreschi della Tomba dei Leopardi. V sec. a.C.


La Mummia di Grottarossa (Roma): cliccare sul seguente link...


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Abruzzo


L'Aquila. Basilica Santa Maria di Collemaggio, 
fodata da Pietro da Morrone nel 1287, divenuto Papa nel 1294 come Celestino V

Pacentro (L'Aquila)
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Molise


Isernia

Molise. San Vincenzo
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Campania


Reggia di Caserta

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Basilicata


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Puglia


Isole Tremiti
Andria. Castel del Monte. sec. XIII

Andria. Castel del Monte. Veduta esterna.



Andria. Castel del Monte. Veduta interna.


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Calabria


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Sicilia



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Sardegna


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UNESCO
L'Organizzazione Culturale Scientifica e Educativa delle Nazioni Unite (UNESCO: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è stata fondata a Londra nel 1945, dalla Nazioni Unite. Come organizzazione specializzata dell'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), l'UNESCO è nata per contribuire al mantenimento della pace, del rispetto dei Diritti Umani e dell'uguaglianza dei popoli attraversol'Educazione, la Scienza, la Cultura e la Comunicazione.
La sede dell'UNESCO è a Parigi, in Francia, ed opera programmi di scambio educativo, scientifico e culturale da 60 uffici sparsi in tutto il mondo. 
I progetti dell'UNESCO comprendono programmi scientifici internazionali; programmi di alfabetizzazione, tecnici e di formazione degli insegnanti; progetti regionali e di storia culturale; e cooperazioni internazionali per assicurare il patrimonio culturale e naturale del pianeta e per la conservazione dei diritti umani.

Il Patrimonio Mondiale dell'Umanità
Le caratteristiche più significative della Convenzione per il patrimonio mondiale del 1972 riguardano la capacità di unire in un singolo documento i concetti di conservazione naturale e la preservazione delle opere culturali. 
La Convenzione riconosce i modi in cui l'uomo interagisce con la natura, ed il fondamentale bisogno di preservare l'equilibrio fra i due.
La lista del patrimonio mondiale include 981 siti che formano parte del patrimonio culturale e naturale. La Commissione per il Patrimonio Mondiale considera che tali siti abbiano un valore universale. L’UNESCO ha finora riconosciuto un totale di 981 siti (759 beni culturali, 193 naturali e 29 misti) presenti in 160 Paesi del mondo.
Attualmente l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti (49) inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità.
 Criteri per l'inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO
I
Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell'uomo.
II
Mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un'area culturale del mondo, sugli sviluppi dell'architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio.
III
Essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.
IV
Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana.
(v)
Essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture) o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto per effetto delle trasformazioni irreversibili.
VI
Essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale.

VII

Presentare fenomeni naturali eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o importanza estetica.
VIII
Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative.
IX
Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini.
X
Presentare gli habitat naturali più importanti e significativi, adatti per la conservazione in situ della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.

Il patrimonio italiano dell'umanità. Cliccare sul seguente collegamento:


http://www.sitiunesco.it/beni-italiani.html


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I Luoghi del Potere nell’Italia dei Longobardi

un sito seriale dell'UNESCO

Cividale del Friuli: Altare del duca Rachis

I Luoghi del Potere nell’Italia dei Longobardi,  (568-774 d.C .). I luoghi del potere longobardo tutelati dall’UNESCO costituiscono un sito seriale, cioè sono rappresentati da sette diversi gruppi di edifici (fortezze, chiese e monasteri) localizzati in differenti regioni italiane. Essi testimoniano la profonda evoluzione compiuta dai Longobardi, che migrarono come popolo barbarico e nomade dal Nord-Europa in Italia, dove dominarono vasti territori in VI all’VIII secolo  d.C. elaborando una propria civiltà. L’arte e l’architettura longobarda segnano il passaggio dall'antichità al Medioevo europeo, ereditando il patrimonio culturale di Roma antica, la spiritualità cristiana, l'influsso bizantino e quello germanico. Lo stile longobardo, pur ereditando tradizioni diverse, si manifesta in modo unitario ed originale e pone le premesse per la successiva fioritura artistica dell’età di Carlo Magno. Inoltre i Longobardi hanno contribuito allo sviluppo del monachesimo cristiano nell’Europa medievale, con particolare riferimento al mondo dei pellegrinaggi. Spicca in particolare in tal senso il santuario di san Michele Arcangelo (Puglia) e la conseguente diffusione del culto di san Michele. Altrettanto importante il contributo longobardo nella trasmissione del sapere dall’antichità al medio evo a tutti i livelli: opere letterarie, storiche, giuridiche, tecniche, architettoniche, ecc. I siti presi in considerazione si distinguono non solo per il loro valore artistico, storico, architettonico, ma anche per il notevole grado di conservazione.
Friuli Venezia Giulia. Cividale del Friuli: Gastaldaga e Complesso Episcopale, incluso il Tempietto Longobardo. Il Tempietto, oggi oratorio di Santa Maria in Valle, è la più importante e meglio conservata testimonianza architettonica dell'epoca longobarda
Lombardia. Brescia: Complesso Monastico del S. Salvatore e di S. Giulia. Fondata nel 753 come chiesa del monastero femminile per volontà di Desiderio, duca di Brescia e futuro Re dei Longobardi, la basilica di San Salvatore, caratterizzata dal contemporaneo utilizzo di stilemi longobardi e motivi decorativi classici e bizantini, rappresenta uno dei maggiori esempi di architettura religiosa medievale.
Piemonte. Castelseprio: Castello e Chiesa di S. Maria foris portas.  I Longobardi trasformarono il castrum di Castelseprio, già avamposto militare prima romano e poi ostrogoto, in monastero, di cui si conserva la torre e la piccola chiesa intitolata alla Vergine. La chiesetta di Santa Maria foris portas si è conservata intatta, incluse ampie porzioni dei suoi affreschi absidali che costituiscono un’importantissima testimonianza della pittura medievale.
Umbria. Spoleto: la basilica di San Salvatore. La chiesetta è stata realizzata nell’VIII secolo d.C. sul sito di una precedente chiesa paleocristiana. 
Umbria. Campello sul Clitunno: una piccola chiesa dedicata a San Salvatore, simile ad un tempietto romano di tipo corinzio, probabilmente costruito riutilizzando i resti di un più antico tempietto pagano, mentre autenticamente longobarde sono le decorazioni e le rarissime epigrafi. L’abside presenta notevoli affreschi.
Campania. Benevento: chiesa di Santa Sofia, fondata dal duca Arechi II intorno al 760 d.C. La pianta si presenta esagonale ed è caratterizzata da sei colonne a sostegno della cupola. Rimangono frammenti degli affreschi originari. L’annesso monastero ed il chiostro sono stati ricostruiti nel XIII secolo.


Puglia. Santuario di San Michele Arcangelo: si tratta di una grotta del Gargano in cui nel V sec. d.C. apparve miracolosamente l’arcangelo Michele. L’antico santuario fu monumentalizzato ed abbellito dai duchi di Benevento e dai re longobardi. Sin dalla conquista del Gargano, i Longobardi scelsero il luogo come proprio santuario nazionale. Esso rappresentava una sorta di tappa obbligata per tutti i pellegrini d’Europa diretti in Terra Santa. Inoltre rappresentava una delle quattro mete fondamentali del pellegrinaggio medievale. Attualmente di longobardo rimangono solo alcune cripte.

Cividale del Friuli: Tempietto Longobardo
Benevento: Chiesa di Santa Sofia.


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Le più belle città fantasma in Italia, regione per regione. 
Cliccare sul link sottostante:

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Dissesto idrogeologico

cliccare sul seguente link:

La carta del dissesto idrogeologico in Italia


Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) dopo l'alluvione 
(novembre 2011)


Ci sono diversi motivi per cui la povera Italia del terzo millennio annega nel fango . Differenti motivi, ma una sola responsabilità. Le regioni colpite costellano la penisola da nord a sud, ma tutte sono iscritte da decenni nella mappa delle aree di maggior rischio del paese.

Tutta la Liguria, Garfagnana e Lunigiana, Trentino, Piemonte, Veneto, alto Lazio, penisola sorrentina, tutta la Calabria, Lucania, Sicilia intera. E non solo lungo le aste fluviali importanti, ma ormai anche lungo i piccoli bacini.  Non solo le riviste scientifiche specializzate, ma anche libri, articoli di stampa e servizi radiotelevisivi hanno più volte segnalato queste emergenze, quando non le hanno addirittura preconizzate.

In nessun caso si può parlare di imprevedibilità. E nemmeno di piogge eccezionali. Il regime pluviometrico in Italia è cambiato da almeno vent’anni a questa parte. In una giornata piove la stessa quantità di acqua che un tempo pioveva in sei mesi, ma questo lo si sapeva almeno dal 1996, anno della prima bomba d’acqua (flash-flood) in Alta Versilia.

Negli ultimi 11 mesi sono 15 le regioni che hanno chiesto lo stato di calamità 
naturale per cause idrogeologiche, a conferma che non si può riconoscere alcun carattere di eccezionalità. E che il nostro sia un pase attivo e geologicamente giovane, dunque destinato a franare, lo sanno anche i bambini delle elementari.

È pure vero che le colline e le montagne non si manutentano più (Cinque Terre), ma si fa una gran confusione fra i detriti e i rifiuti, che vanno eliminati, e gli alberi vivi e la vegetazione, che svolgono un ruolo di trattenimento delle acque e che vanno assolutamente salvaguardati. Ed è anche vero che non si trovano denari da investire contro il rischio idrogeologico: 500 milioni di euro previsti (ma solo in teoria) nella finanziaria 2012, tenendo presente che solo a Genova ne occorerrebbero più di 400. E che, per tutto il paese, si parla di decine di miliardi di euro.

A Genova, come nel messinese, sono esplosi torrenti tombinati già indicati da anni come pericolosi. In val di Vara come al Magra e all’isola d’Elba si è costruito dentro il letto di fiumi credendosi al riparo di argini male impostati e inutili; in Calabria come in Campania si sono subite frane in aree già funestate da tempo e troppo costruite.

Il tutto ha un unico minimo comune denominatore, che si chiama ingessamento e impermeabilizzazione del territorio, ricoperto all’inverosimile di asfalto e cemento o deforestato e incendiato. In Italia ogni anno si perdono circa 200.000 ettari di suolo divorati da costruzioni e degrado: nessun paese moderno del mondo subisce un’aggressione simile. Cause localmente diverse, ma una sola e unica responsabile finale: la bulimia costruttiva degli uomini e l’illusione priva di cultura di poter controllare gli eventi naturali solo attraverso le opere. Dimenticando che alla prossima alluvione non manca molto.
(National Geographic 28 novembre 2011)
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Minoranze Linguistiche in Italia



I Cimbri in Italia


Minoranze linguistiche

Enciclopedia dell'Italiano (2011)
di Fiorenzo Toso
(articolo semplificato e sintetizzato da L. Aquila a vantaggio degli studenti)
 1.Minoranze linguistiche: definizioni

Per minoranze linguistiche si intendono gruppi di popolazione che parlano una lingua materna diversa da quella di una maggioranza, ovvero dalla lingua ufficiale dello Stato. 
In senso stretto, sono dunque minoranze anche quanti parlano un dialetto o una lingua straniera di recente importazione.
Diversamente da quanto avviene in altri paesi occidentali, però, il concetto di minoranza linguistica ha assunto in Italia un’accezione più ristretta (Toso 2006), sovrapponendosi a quello di alloglossia, che identifica varietà minoritarie aventi un’origine nettamente distinta rispetto alla lingua ufficiale e rispetto ai dialetti italiani. In tal senso sono minoranze linguistiche le comunità straniere che anticamente si sono stanziate in luoghi ben definiti del territorio italiano conservando la lingua di origine. 
Distinguiamo le suddette minoranze in etnico-linguistica e nazionali: le prime sono costituite da discendenti di popoli stranieri che ormai provano un chiaro senso di appartenenza all'Italia, le seconde sono rappresentate da gruppi di popolazione presso i quali la diffusione di una lingua si associa all’affermazione di un differente senso di appartenenza nazionale. 
La popolazione germanofona dell’Alto Adige, per esempio, si riconosce per una serie di motivi (non soltanto linguistici) in una identità nazionale austriaca, al contrario la minoranza catalana di Alghero non è caratterizzata da un sentimento di appartenenza alla Catalogna, di cui è originaria. 
Distinguiamo anche tra lingue minoritarie e lingue minacciate. Minoritarie sono le lingue che godono di prestigio in quanto adottate in situazioni di bilinguismo a fianco dell'italiano e che sono lingue nazionali di altri Paesi, tali lingue non rischiano l'estinzione. Questo è il caso del tedesco in Alto Adige, dello sloveno a Trieste e del francese in Valle d'Aosta. Minacciate sono le lingue che non godono di bilinguismo, anzi spesso si distinguano per aver conservato caratteristiche arcaiche risalenti al periodo in cui furono introdotte in Italia, epoca in cui rimasero isolate dalla madrepatria.
2. Le alloglossie in Italia
Tra le minoranze linguistiche presenti in Italia (i cui parlanti ammontano a meno del 5% della popolazione), sono minoranze nazionali confinanti con le rispettive madrepatrie le popolazioni che praticano (accanto ai locali dialetti germanici, slavi e francoprovenzali) come seconda lingua ufficiale il tedesco (provincia autonoma dell’Alto Adige / Südtirol), lo sloveno (Trieste, Gorizia e aree rurali circostanti) e il francese (regione autonoma Vallée d’Aoste / Valle d’Aosta). Sono poi minoranze linguistiche che parlano lingue di origine germanica alcune comunità sparse lungo la catena alpina in Valle d’Aosta e in Piemonte (gruppi Walser), in Trentino e in Veneto (gruppi Cimbri e Mòcheni e isola linguistica di Sappada) e in Friuli (comunità carinziane di Sauris, Timau e del Tarvisiano). Dialetti sloveni distinti dalla lingua letteraria e i cui parlanti sono tradizionalmente privi di un legame culturale e identitario con la Slovenia si parlano anche lungo la linea di confine tra questo Paese e la provincia di Udine, nelle valli del Torre e del Natisone e (in compresenza con dialetti friulani e germanici) nella conca di Tarvisio. Dialetti francoprovenzali slegati dal contesto di bilinguismo ufficiale italo-francese vigente in Valle d’Aosta sono parlati anche nella sezione nord-occidentale della provincia di Torino. Alcuni dialetti provenzali (o occitani) sono parlati nel settore alpino del Piemonte tra la Val di Susa e la Val Vermenagna.
Nell’Italia meridionale e insulare, le minoranze linguistiche appaiono maggiormente disperse, come risultato dell’immigrazione in epoca medievale e moderna di popolazioni provenienti dall’esterno. Per quanto riguarda i dialetti neogreci del Salento e dell’Aspromonte, è tuttora controverso se siano stati introdotti in età medievale o se costituiscano un'eredità della Magna Grecia. Fra il Quattrocento e il Settecento si formarono invece le comunità di dialetto albanese diffuse tra l’Abruzzo meridionale, il Molise, la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia. Nella stessa epoca si verificarono gli insediamenti slavi (croati) del Molise; al Trecento risale invece il ripopolamento di Alghero in Sardegna da parte di genti provenienti dalla Catalogna. Gruppi di dialetto provenzale (e originariamente di confessione valdese) si stanziarono a loro volta in Calabria nel XV secolo (Guardia Piemontese), altri di dialetto francoprovenzale si stabilirono in epoca imprecisata nella Puglia settentrionale (Faeto e Celle San Vito). Quest’ultimo popolamento non va probabilmente disgiunto, per epoca e circostanze, dall’immigrazione in Sicilia, in Basilicata e nel Cilento di popolazioni parlanti dialetti italiani settentrionali di area ligure e piemontese meridionale (galloitalici). A maggior ragione alloglotta, perché integrata in un contesto a sua volta alloglotto rispetto al resto d’Italia, è l’isola linguistica tabarchina in Sardegna. Con tradizioni storiche antiche (risalenti almeno al Trecento) sono inoltre i gruppi zingari presenti in Italia, dispersi in collettività nomadi appartenenti ai ceppi Sinti (prevalenti nell’Italia settentrionale) e Rom (accresciuti di recente dall’immigrazione dall’Est europeo).
Si possono considerare minoranze linguisticge anche i dialetti sardi, che si considerano come un gruppo romanzo autonomo rispetto a quello dei dialetti italiani, i dialetti friulani e ladini, caratterizzati da maggiore arcaicità rispetto alle contermini parlate italiane settentrionali. Per una parte dell’area di dialetto ladino va sottolineato che il mantenimento delle parlate locali si verificò in un ambito culturale prevalentemente germanico, e che lo sviluppo di una specifica identità ladina ha seguito fino a tempi recenti le vicende legate al contesto territoriale tirolese, fatto che ha accresciuto il senso di una specifica identità culturale.
Alle situazioni che compongono la mappa delle alloglossie storiche presenti in Italia e comunemente note come minoranze linguistiche (Toso 2008), si dovrebbero aggiungere infine alcuni casi specifici: in primo luogo gli usi linguistici di comunità religiose disperse, come quella ebraica e quella armena, che fanno un uso liturgico di lingue diverse dall’italiano; poi i gruppi di popolazione che parlano dialetti italiani all’interno di aree territoriali in cui è diffusa una lingua minoritaria: dialetti veneti in Friuli, dialetti corsi (sassarese, gallurese e maddalenino) nella Sardegna settentrionale. Carattere di storicità andrebbe ormai riconosciuto, inoltre, a gruppi di popolazione dialettofona trasferiti compattamente in aree diverse da quella d’origine, come i Veneti della Toscana, dell’Agro Pontino e della Sardegna chiamati dal governo fascista a colonizzare aree di bonifica negli anni Trenta.
3. Criteri di classificazione
Il patrimonio linguistico storico in Italia è certamente tra i più variegati dell’Europa occidentale: esso comprende infatti idiomi di origine semitica (l’ebraico come lingua liturgica), indoeuropea a sé stante (greco, albanese e armeno come lingua liturgica), indoiranica (dialetti zingari), germanica (tedesco standard e dialetti tirolesi in Alto Adige, gruppi minori dell’area alpina), slava (sloveno standard e dialetti sloveni tra Friuli e Venezia Giulia, croato del Molise), neolatina galloromanza (francese, dialetti francoprovenzali e provenzali), iberoromanza (catalano), italoromanza (galloitalico del Meridione e tabarchino), neolatina a sé stante (dialetti sardi, dialetti friulani e ladini).
Il panorama delle alloglossie storiche in Italia appare assai vario e articolato anche per distribuzione geografica (lungo i confini settentrionali e nel contesto meridionale e insulare) e per peso demografico: sono minoranze numericamente consistenti quelle regionali sarda (oltre un milione di parlanti) e friulana (almeno 400.000 parlanti), quella sudtirolese (oltre 250.000), quella zingara (circa 120.000) e in minor misura (ma pur sempre con più di 50.000 parlanti) quella valdostana implicata nell’uso ufficiale del francese (che però non è se non eccezionalmente lingua materna dei parlanti), quella slovenofona, quella albanofona e quella galloitalica di Sicilia.
In rapporto ai parametri UNESCO di vitalità e di tenuta nell’uso parlato, Berruto (2009: 341) definisce poi «in regressione» il sardo, i dialetti zingari, lo sloveno in provincia di Udine, il francoprovenzale in Valle d’Aosta, l’albanese, il provenzale e il catalano (a cui va aggiunto il galloitalico di Sicilia); in «forte regressione» i dialetti germanici minori, il francoprovenzale della Puglia, il greco e il croato molisano; in «lieve regressione» il friulano e il ladino (a cui va aggiunto il tabarchino, caratterizzato da una notevole tenuta); sono «non minacciate», come si è visto, le lingue delle minoranze nazionali.
4. Minoranze italofone all’estero
Quanto alla presenza dell’italiano come lingua minoritaria storica all’estero, essa si limita di fatto alla Slovenia e alla Croazia, dove si riconoscono e tutelano come minoranze nazionali gruppi autoctoni che praticano tradizionalmente dialetti veneti e istrioti, e alla Bosnia-Erzegovina e Romania, dove si riconosce la presenza di una minoranza linguistica italofona risalente alla fine dell’Ottocento. Questo fatto è indicativo tra l’altro dei diversi parametri di storicità che si adottano a seconda delle tradizioni culturali nei diversi paesi, tali da costituire un serio ostacolo nella definizione di una politica comune europea in tema di tutela delle minoranze linguistiche. In Francia, lo status di lingue minoritarie si riconosce invece a dialetti italoromanzi come il còrso e il ligure (nel Nizzardo e a Bonifacio in Corsica), ma non all’italiano standard, che neppure si propone come lingua tetto ideale di tali realtà; nel Principato di Monaco il dialetto monegasco è lingua nazionale accanto al francese (che è la lingua ufficiale), mentre l’italiano standard gode (come del resto a Malta) di una notevole diffusione, pur essendo privo di qualsiasi status. A San Marino e in Svizzera non si può parlare formalmente di situazioni di minorità, in quanto l’italiano è a tutti gli effetti unica lingua ufficiale della piccola Repubblica (dove è diffuso un dialetto romagnolo) e del Canton Ticino e delle valli italofone del Canton Grigioni (aree di dialetto lombardo); nella Confederazione Elvetica l’italiano è inoltre una delle quattro lingue ufficiali della nazione, anche se, assieme al retoromancio, gode di uno statuto particolare che ne riconosce il carattere minoritario a livello confederale.
La presenza dell’italiano e dei dialetti in paesi caratterizzati da una forte immigrazione dall’Italia conferma l’ambiguità terminologica del concetto di minoranza linguistica, in base al quale, in accezione ampia, si dovrebbe parlare di minoranze italiane, anche consistenti, almeno in paesi europei come la Germania, la Francia, la Svizzera o il Belgio, e in paesi extraeuropei come gli Stati Uniti, il Canada, l’Argentina, l’Uruguay, il Venezuela, il Brasile e l’Australia, paese quest’ultimo dove le lingue immigrate, tra cui l’italiano, godono comunque di alcune forme di riconoscimento.
5. La tutela delle minoranze linguistiche in Italia
Prevista dall’art. 6 della Costituzione, la tutela delle minoranze linguistiche in Italia ha riguardato fino a tempi recenti le sole minoranze nazionali. L’uso co-ufficiale del tedesco in Alto Adige e del francese in Valle d’Aosta fu previsto da accordi internazionali al termine della seconda guerra mondiale, mentre quello dello sloveno di Trieste e Gorizia (ma non dei dialetti sloveni in provincia di Udine) fu regolato a partire dagli accordi di Osimo con la Iugoslavia (1975); inoltre, i provvedimenti relativi al bilinguismo in provincia di Bolzano e i loro controversi meccanismi applicativi hanno riguardato anche la minoranza ladina del Sudtirolo (ma non quella delle province di Trento e di Belluno).
Alla fine del 1999, dopo un iter complesso e una discussione che coinvolse l’opinione pubblica e gli ambienti politici e intellettuali (sollecitata anche dall’approvazione da parte del Consiglio d’Europa di una raccomandazione nota come Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, 1992), si approdò a un provvedimento legislativo in materia di «tutela delle minoranze linguistiche storiche».
Fonti
Ascoli, Graziadio Isaia (1861), Colonie straniere in Italia, in Id., Studj critici, Gorizia, Paternolli, 2 voll., vol. 1º, pp. 315-363.
Studi
Berruto, Gaetano (2009), Lingue minoritarie, in XXI Secolo. Comunicare e rappresentare, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, pp. 335-346.
Consani, Carlo & Desideri, Paola (a cura di) (2007), Minoranze linguistiche. Prospettive, strumenti, territori, Roma, Carocci.
Orioles, Vincenzo (2003), Le minoranze linguistiche. Profili sociolinguistici e quadro dei documenti di tutela, Roma, Il Calamo.
Telmon, Tullio (1992), Le minoranze linguistiche in Italia, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
Telmon, Tullio (1994), Aspetti sociolinguistici delle eteroglossie in Italia, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni & P. Trifone, Torino, Einaudi, 3 voll., vol. 3° (Le altre lingue), pp. 923-950.
Toso, Fiorenzo (2006), Lingue d’Europa. La pluralità linguistica dei Paesi europei fra passato e presente, Milano, Baldini Castoldi Dalai.
Toso, Fiorenzo (2008), Le minoranze linguistiche in Italia, Bologna, il Mulino.
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Vulcani


Il Marsili, il vulcano sottomarino 

più grande d'Europa 



Il vulcano sottomarino Marsili si trova nel Tirreno meridionale,
a 140 km dalle coste della Sicilia settentrionale e a 150 da quelle della Calabria.

Immagine per gentile concessione CNR


Lungo 70 chilometri, largo oltre 30 e alto circa 3.000 metri, il vulcano sottomarino Marsili è il più grande d'Europa, ed è considerato una potenziale minaccia per le nostre coste fin dalla sua scoperta negli anni Venti dello scorso secolo. 

Ma questo mostro sopito che si trova ad appena 150 chilometri dalle coste calabresi rappresenta realmente un pericolo per gli italiani? 


Secondo gli esperti, un'eruzione esplosiva del Marsili potrebbe causare una serie di tsunami devastanti, non solo per le coste calabresi ma anche per quelle del nord della Sicilia e, forse, anche per la Campania. Ma quante possibilità esistono che ciò accada davvero?



Una ricerca terminata da poco realizzata da un gruppo di ricerca internazionale che comprende l'Istituto per l'ambiente marino costiero del CNR di Napoli e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma (Ingv) ha gettato nuova luce sulla natura del vulcano, di cui è nota da tempo l'attività sismica e idrotermale. "L'ipotesi più accreditata dagli studiosi era quella che considerava cessata, all'incirca 100.000 anni fa, l'attività eruttiva del vulcano", dice Mattia Vallefuoco dell'Iamc-Cnr. "Nel corso della missione, finalizzata ad acquisire nuovi dati sui prodotti emessi dal Marsili e sulla loro età, è stata prelevata ad una profondità di 839 metri una colonna di sedimento che ha evidenziato due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 e 60 centimetri, la cui composizione chimica risulta coerente con quella delle lave del vulcano".



Le analisi al radiocarbonio eseguite sui gusci di organismi fossili contenuti nei sedimenti hanno fornito rispettivamente età di 3000 e 5000 anni, spiega il ricercatore INGV Guido Ventura. "Datazioni che testimoniano una natura almeno parzialmente esplosiva del Marsili in tempi storici". A questo punto, continua il ricercatore, sono necessarie nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l'effettiva pericolosità connessa a una possibile eruzione sottomarina. E non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi assieme al Vesuvio, ai Campi Flegrei, allo Stromboli, l'Etna, Vulcano e Lipari.









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Tettonica a zolle:
quando la terra si muove...





Per imparare la geografia, non basta leggere il libro,
bisogna saper interpretare le carte...



Una volta gli studenti di geografia realizzavano sul quaderno carte geografiche
con il pennino e l'inchiostro, piccoli capolavori di erudizione e calligrafia...

1 commento:

  1. Come mai non c'è alcuna parte su Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna?

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