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IL RAPPORTO DI GLOBAL WITNESS
Il massacro silenzioso degli attivisti ambientali: 908 morti in 10 anni
Una vittima ogni quattro giorni, altissimo tasso di impunità. Coinvolti 35 Stati: in testa il Brasile, ma di molte nazioni non si hanno notizie
In ricordo di Wilhelm Geertman, ex missionario olandese, attivista ambientale ucciso nel luglio 2012 a San Fernando (Filippine) mentre cercava di aiutare i contadini più poveri a proteggere i loro diritti contro il taglio illegale di legname e le attività minerarie nella provincia di Pampanga (Ap) Una strage silenziosa sta avvenendo nel mondo: quella degli attivisti ambientali. In dieci anni sono avvenuti 908 omicidi, uno ogni quattro giorni, nel silenzio quasi generale. Il rapporto di Global Witness ha il merito di portare alla luce un autentico massacro che è avvenuto in 35 nazioni, con la stessa Ong britannica che avverte che il numero vero è probabilmente molto più alto, ma che è molto difficile riuscire a raccogliere i dati specie in Africa e in Asia.
Gli omicidi degli attivisti ambientali, inoltre, hanno una caratteristica: hanno un tasso di impunità altissimi. Sono infatti solo dieci i killer su 908 assassinii che sono stati consegnati alla giustizia. Secondo il rapporto di Global Witness, «molte delle persone ammazzate sono semplici cittadini la cui unica colpa è opporsi allo sfruttamento indiscriminato del territorio in cui vivono, al land grabbing, alle perforazioni minerarie che sfregiano i villaggi, al commercio illegale di legname, alla costruzione di dighe che allagano terre abitate da millenni, alla caccia di frodo di animali protetti».
Come Prajob Naowa-opas, che ha cercato di salvare la sua comunità nella Thailandia centrale dello sversamento illegale di rifiuti tossici promuovendo petizioni e bloccando le strade utilizzate da i camion dei rifiuti. Finché un killer gli ha sparato quattro colpi in pieno giorno. Quattro persone sono state arrestate per il suo omicidio, tra i quali un alto funzionario governativo, che sono in attesa di giudizio. Gli sversamenti sono stati fermati e nel villaggio è stata eretta una statua che ricorda il suo sacrificio. Ma il caso di Prajob è purtroppo un’eccezione. Jesus Sebastian Ortiz, 70enne contadino messicano, è stato ucciso nel 2012 a Cheran perché si opponeva al taglio illegale di alberi. Juvy Capion e due suoi figli, che nelle Filippine contrastavano le attività minerarie in spregio a qualsiasi regola, sono stati abbattuti dall’esercito filippino a colpi di mitra, secondo un portavoce militare durante un conflitto a fuoco con sospetti malviventi. Il numero di omicidi di attivisti ambientali è in aumento: nel 2012 sono stati tre volte di più rispetto ai dieci anni precedenti. L’anno scorso Global Witness è stata in grado di documentare 95 assassinii, ma probabilmente il numero è più alto. Il Brasile ha il triste record di attivisti uccisi: 448 tra il 2002 e il 2013, seguito dall’Honduras con 109 e il Perù con 58. In Asia il primato è delle Filippine con 67, al secondo posto la Thailandia con sedici. «È un quadro allarmante e temiamo che sia solo la punta di un iceberg», ha detto Oliver Courtney, dirigente di Global Witness. «Nel mondo si pone troppo poca attenzione a questi episodi». L’Ong non è stata in grado di documentare ciò che avviene in Rep. Centrafricana, Zimbabwe e Myanmar, dove si sa di omicidi di attivisti ma dove la società civile è troppo debole e poco organizzata per raccogliere informazioni. Al contrario di quanto avviene in Brasile e forse per questo il gigante sudamericano ha un numero così alto di vittime accertate.
15 aprile 2014 | 11:38
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Da dove vengono e dove vanno i migranti
INCHIESTA “THE MIGRANTS FILES”
MORTE MIGRANTE
Hanno fatto bene i conti e hanno scoperto che i barconi colati a picco nel Mediterraneo sono molti di più di quelli indicati dalla cifre ufficiali. Per iniziativa di 12 giornalisti europei ora sappiamo che dal 2000 al 2013 sono morte in mare 23mila persone.
di Marco Simoncelli (Fonte: Nigrizia aprile 2014)
In 14 anni (dal 2000 ad oggi) sono morte oltre 23.000 persone nel tentativo di raggiungere l’ Europa. Il 50% in più di quello che appare dalle stime ufficiali esistenti.
Dati che sarebbero più adatti ad un bollettino di guerra, ma che invece emergono dal lavoro di un’equipe di 12 giornalisti di 6 diversi paesi europei che hanno creato il più vasto monitoraggio delle migrazioni attraverso il Mediterraneo mai realizzato, "The Migrants Files". I risultati descrivono una strage che si consuma quotidianamente nascosta agli occhi dell’opinione pubblica.
Il progetto internazionale è partito da un’inchiesta iniziata nel 2012 da tre giornalisti italiani Alessio Cimarelli, Andrea Nelson Mauro e Jacopo Ottaviani (rimasti i referenti per il nostro paese e tra i principali membri dell’Equipe).
Attraverso l’utilizzo di metodi di data journalism, sono stati ottenuti questi dati allarmanti. È difficile ottenere cifre esatte - secondo quello che si apprende dal sito del progetto - per via di tutta una serie di difficoltà e delle troppe possibili fonti di errori nella ricerca, ma quello che conta è l’ordine di grandezza: 23 mila persone in 14 anni. Uomini, donne e bambini, morte nel tentativo di raggiungere il vecchio continente. Una media di 1600 all’anno.
Una mappa di sangue
Le dimensioni numeriche di questa tragedia emergono dall’incrocio e unione tra varie fonti internazionali di dati pre-esistenti (principalmente dall’osservatorio Fortress Europe di Gabriele del Grande e da quello della NGO United for Intercultural Action), uno sforzo partito nel 2013 e durato 5 mesi.
Attraverso questo lavoro è stato possibile risalire non solo ad una stima realistica del numero di morti e dispersi, ma anche alla posizione geografica degli eventi luttuosi, nonché allo studio delle rotte migratorie più utilizzate. Tutti questi dati sono stati trasferiti su di una mappa geografica interattiva denominata “La mappa dei migranti morti per raggiungere l'Europa”, in grado di dare un’idea ancor più chiara di ciò che avviene sistematicamente da molti anni nel mar Mediterraneo.
Le rotte italiane
Selezionando gli eventi luttuosi per ogni rotta e confrontandoli con il corrispondente numero di avvistamenti riportato da Frontex (l’agenzia dell’Unione Europea deputata al controllo e alla gestione dei confini), sono state individuate anche le autostrade migratorie che vengono utilizzate per superare le “mura d’Europa” e ad ognuna di esse è stato assegnato un valore di pericolosità.
Ci sono due rotte che interessano l’Italia: quella centro-mediterranea sulla direttrice Libia – Sicilia e quella che connette la zona mediorientale alla Puglia e alla Calabria. La prima è la più battuta e anche per questo è quella in cui si sono consumate le tragedie più grandi (come quella dell’isola dei Conigli del 3 ottobre 2013 in cui hanno perso la vita più di 360 persone).
Su questa rotta, partendo dai soli eventi censiti dai database italiani di Del Grande per Fortress Europe e del Ministero dell’Interno nel 2013: per ogni 60 sbarcati sulle coste italiane, un migrante risulta morto o disperso. Una mortalità dell’1,67%.
La conferma di come i nostri mari, e in particolare quello attorno a Lampedusa, siano ormai una necropoli sottomarina.
L’inchiesta è stata pubblicata lunedì 31 marzo 2014 da L’Espresso e in contemporanea con numerosi altri media europei, tra cui El Confidencial (Spagna), Neue Zürcher Zeitung (Germania), Sydsvenskan (Svezia) e Le Monde Diplomatique (Francia).
Da dove vengono e dove vanno i migranti
In che direzione si muovono i nuovi flussi migratori? Da quali paesi provengono i migranti e verso quali paesi si dirigono? Un’infografica di Fast Company mostra i flussi migratori del mondo contemporaneo.
I flussi riflettono gli eventi storici e la situazione economica e sociale delle diverse aree: i migranti spesso fuggono da guerre e povertà e sono in cerca di opportunità economiche e di miglioramento sociale.
La grafica realizzata da Fast Company tiene conto di quello che è successo negli ultimi vent’anni in 196 paesi. Esiste anche una versione navigabile del grafico.
Fonte: http://www.internazionale.it/news/societa/2014/03/31/da-dove-vengono-e-dove-vanno-i-migranti/
.......................................................................La densità di popolazione e la densità di ricchezza si intrecciano in questa visualizzazione grafica. Fonte: http://www.linkiesta.it/mappa-ricchi |
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Carta dei deserti della Terra ............................................................................... |
Migingo, l’isola più abitata del mondo
http://www.nationalgeographic.it/fotografia/2013/02/15/foto/profughi_climatici_fuga_verso_le_citt-1501309/1/
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